È il giorno di Giuliano Amato. Nella girandola dei toto nomi, infatti, quello del “dottor Sottile” (copyright Eugenio Scalfari) oggi è fra i più gettonati. Gli dedica una paginata intera Annalisa Cuzzocrea su La Stampa e scrive a lungo di lui anche Andrea Fabozzi per il Manifesto.

Che cosa è accaduto? Il fatto è che i due candidati finora in campo, Mario Draghi e Silvio Berlusconi, stanno raccogliendo qualche critica. In molti hanno riportato in queste ore una battuta che si sarebbe lasciato sfuggire il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini in transatlantico alla Camera: «Tutti meno Mario Draghi».

Presidente a maggioranza semplice

E del resto non si tratta solo di voci dal sen fuggite: l’articolo di Goffredo Bettini ieri sul Foglio, di cui abbiamo già parlato qui a Monte Cavallo, ha sdoganato ufficialmente le riserve all’interno del Partito democratico sul nome dell’attuale premier. Allo stesso tempo, leader e partiti hanno pochissima voglia di rischiare di arrivare alla quarta votazione. Perché quarta votazione significa presidente a maggioranza semplice. E cioè mettere in mano le chiavi del palazzo del Quirinale a tre persone: nell’ordine a Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e Matteo Salvini.

Berlusconi infatti dice a chi lo cerca per gli auguri (lo riporta il Foglio oggi) che ha 150 voti sicuri oltre a quelli del centrodestra. Nel caso non fosse vero e il piano di Mr. B fallisse, Renzi e Salvini avrebbero a quel punto la chance di eleggere un candidato con la maggioranza “No Zan” che ha già fatto le prove generali in Senato da qualche tempo. I giornali riportano la foto simbolo del loro parlare fitto fitto al Senato l’altro giorno, durante l’approvazione finale della legge di Bilancio.

Garanzie per Draghi

Dunque è la prima votazione quella che conta e che oggi catalizza l’attenzione di tutti. Giuliano Amato come presidente di garanzia. Fabozzi sul Manifesto sviluppa un altro concetto: l’età, 84 anni, farebbe prevedere un mandato breve, quello di due anni che Sergio Mattarella non vuole fare come bis. In quel caso Amato potrebbe essere il vero garante dell’ultimo tratto del governo Draghi, per poi dimettersi e lasciare che il nuovo parlamento trovi un nuovo presidente della Repubblica.

Stefano Folli su Repubblica, non a caso, oggi sottolinea la richiesta di mediazione avanzata da Vladimir Putin sull’Ucraina, proprio rivolta all’Italia, per sostenere che il governo di emergenza deve continuare, anche per il suo crescente ruolo europeo ed internazionale. Folli non fa il nome di Amato ma la sua idea è che Draghi deve avere un garante al Colle se resta a Palazzo Chigi, come pure è disponibile a fare.

Serve una donna, dice Conte

Annalisa Cuzzocrea sulla Stampa ricorda che Giuliano Amato ha un ottimo rapporto con il professor Guido Alpa, “mentore” del capo dei Cinque stelle. Giuseppe Conte, però, pur cercando anche lui una soluzione per la prima votazione (i suoi due candidati “nemici” sono proprio Berlusconi e Draghi) ha fatto sapere di pensare a una donna. Anzi, scrive Matteo Pucciarelli per Repubblica stamattina, a tre donne: Paola Severino, Letizia Moratti ed Elisabetta Belloni.

Il fatto è che la prima difficilmente potrebbe essere votata dal centrodestra, perché la legge che ha costretto Silvio Berlusconi fuori dal parlamento porta il suo nome. Sulla seconda pesa il conflitto di interessi come spiegato bene su queste colonne. Mentre la terza è conosciuta solo all’interno del palazzo, di cui sa i segreti. Non è che il leader dei Cinque stelle ha un nome (di una donna) in tasca che non vuole ancora rivelare?

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