La polizia di Stato ha arrestato 15 esponenti del clan Scalisi di Adrano, un’articolazione territoriale del clan Laudani di Catania. Tra i reati contestati figurano l’associazione di stampo mafioso, il traffico e lo spaccio di droga, la detenzione di armi e le estorsioni.

Durante le indagini dell’operazione “Triade”, gli inquirenti hanno documentato anche atti intimidatori e ritorsivi nei confronti dei familiari di un collaboratore di giustizia e di alcuni commercianti. Il sodalizio criminale era molto attivo nel traffico e spaccio di stupefacenti, in particolare della cocaina e marijuana.

Il clan

Il provvedimento giudiziario ruota attorno alle indagini avviate a marzo 2019 e concluse a marzo 2021. Gli investigatori hanno riscontrato come Massimo Neri, detto “zicchinetta”, già indicato da numerosi collaboratori di giustizia quale esattore delle estorsioni riconducibili al clan Scalisi, avesse riorganizzato il sodalizio mafioso assumendone il comando fino alla scarcerazione di Scafidi a lui subentrato.

Le investigazioni hanno documentato i costanti rapporti intercorrenti tra Neri e Pappalardo, detto “pitbull”, ritenuto esponente della frangia territoriale del clan mafioso Laudani presente nel quartiere popolare Canalicchio di Catania, a dimostrazione del rapporto intercorrente tra i due gruppi criminali.

Nei due anni presi come riferimento temporale dagli inquirenti sono stati verificati momenti di tensione, tra gli appartenenti al clan Scalisi e quelli riconducibili a un altro gruppo criminale emergente presento sullo stesso territorio. Le tensioni sono culminate nell’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro Giarrizzo Salvatore e Vitanza Francesco.

Il 21 agosto del 2019, all’interno di una ex palestra di Adrano si è tenuto un incontro tra gli esponenti del clan Scalisi, Santangelo-Taccuni nonché del clan Laudani di Catania. Qui i boss hanno progettato alcuni atti intimidatori nei confronti del collaboratore Giarrizzo e i suoi famigliari con l’intento di fargli ritrattare le dichiarazioni rilasciate ai pm. Lo scorso 17 febbraio, poco prima di un’importante udienza in cui il collaboratore avrebbe dovuto testimoniare, il sodalizio criminale ha danneggiato un mezzo adibito alla vendita di panini riconducibile alla sua famiglia. Il clan aveva a disposizione vari tipi di armi, tra cui una Beretta mod. 92 e una revolver calibro 38, come confermato dalle perquisizioni fatte a danno di uno dei membri.

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