L’imprenditore è stato condannato dalla Corte di Appello di Palermo, per il reato di associazione mafiosa a sette anni e tre mesi di reclusione ed era già stato arrestato nel 2003 insieme a figlio Giuseppe e ai fratelli Diego e Pietro Rinella, ritenuti i due capi della famiglia mafiosa di Trabia
Il tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ha confiscato il patrimonio di Gaspare Finocchio per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro. La confisca è stata eseguita dai finanzieri di Palermo. L’imprenditore è stato condannato nel 2007 dalla Corte di Appello di Palermo, per il reato di associazione mafiosa a sette anni e tre mesi di reclusione ed era già stato arrestato nel 2003 insieme a figlio Giuseppe e ai fratelli Diego e Pietro Rinella, ritenuti i due capi della famiglia mafiosa di Trabia.
La vicinanza ai Graviano
Dalle indagini svolte sono emersi convergenti elementi circa la partecipazione di Finocchio a Cosa Nostra, in particolare con riferimento al suo ruolo di imprenditore legato alla famiglia mafiosa di Trabia, in favore della quale avrebbe, secondo le evidenze giudiziarie e plurime dichiarazioni di collaboratori di giustizia, subordinato la sua attività di costruttore, facendosi volutamente artefice di operazioni di reinvestimento dei proventi dell’attività illecita di tale compagine criminale. Come dichiarava Antonino Giuffrè: «La costa da Buonfornello a Campofelice è stata terra di conquista e di scempio» per la mafia che in quegli anni investiva nella provincia e proprio in tale ottica Gaspare Finocchio aveva accettato l’intestazione fittizia di alcuni dei beni della famiglia Rinella. Altri collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Contorno, Tullio Cannella, Giovanni Brusca e Giovanni Drago, hanno poi nel tempo affermato che l’imprenditore era socio in affari o comunque un imprenditore “vicino” ad altri autorevoli esponenti mafiosi di Cosa nostra palermitana, tra cui i fratelli Graviano, accusati di essere tra i responsabili delle stragi mafiose avvenute in Italia tra il 1992 e il 1993.
La confisca
In seguito, la procura della Repubblica di Palermo ha delegato accertamenti economico-patrimoniali agli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, che hanno evidenziato una significativa sproporzione, che negli anni Novanta ammontava a quasi sei miliardi di vecchie lire, tra l’ingente valore dei beni e degli investimenti effettuati nel tempo e i redditi dichiarati da Gaspare Finocchio e dai soggetti ritenuti suoi prestanome, formali intestatari di parte degli asset poi confiscati. Il tribunale di Palermo, su richiesta della locale procura della Repubblica, ha emesso, a partire dal maggio 2004, diversi provvedimenti di sequestro che aggredivano gran parte del patrimonio immobiliare della famiglia Finocchio, nonché diverse società con il relativo complesso dei beni aziendali e disponibilità finanziarie degli stessi. La confisca è poi stata resa definitiva dalla Cassazione.
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