Nel piazzale interno della stazione Tiburtina a Roma una signora solitaria sulla settantina sta spiegando le ragioni della sua contrarietà ai vaccini a un gruppo di venti giornalisti e mezza dozzina di telecamere.

In tutto, i no-vax presenti in quel momento in stazione si contano sulle dita di una mano. Li circondano un’ottantina di giornalisti raggruppati a capannelli oppure schierati in una lunga fila al riparo dell’unica striscia d’ombra in tutto il piazzale.

La protesta

Scene simili si sono ripetute ieri in quasi tutta Italia. I gruppi social di no-vax avevano promesso di bloccare decine di stazioni ferroviarie in tutto il paese, in protesta contro l’introduzione dell’obbligo di green pass per salire a bordo dei treni a lunga percorrenza.

Alle 14.30, i manifestanti avrebbero dovuto radunarsi di fronte a 56 stazioni diverse, a Roma di fronte a Tiburtina, mentre alle 15 sarebbe dovuto iniziare il vero e proprio blocco degli ingressi. Obiettivo: impedire l’accesso ai treni agli altri viaggiatori. «Non ci fanno partire con il treno senza il passaporto schiavitù? Allora non partirà nessuno», avevano scritto gli organizzatori di uno dei principali gruppi no-vax su Telegram.

L’allarme

Nei giorni scorsi, le autorità hanno preso seriamente la minaccia di blocco. «Non saranno ammesse illegalità in occasione delle iniziative di protesta nei pressi delle stazioni ferroviarie», aveva detto prima della manifestazione la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese.

All’ora prevista per le manifestazioni, Tiburtina era presidiata da oltre un centinaio di agenti, tra polizia, guardia di finanza e guardie private della società che gestisce la stazione. Tutti gli ingressi erano presidiati in forze, con i grandi cancelli lasciati semi chiusi e pronti a essere bloccati in caso di disordini.

Anche alla stazione Termini, dove non erano attese manifestazioni, c’erano decine di agenti oltre a tre camionetta blindate, mentre l’ingresso laterale su via Giolitti era chiuso e presidiato da guardie dell’azienda.

Quasi ovunque in Italia erano state disposte speciali misure di sicurezza per le stazioni. Ma quando è scattata l’ora delle occupazioni, è diventato chiaro che non ci sarebbe stato bisogno di grandi interventi.

Il flop

Alle 15 in punto di mercoledì, uno dei principali gruppi Telegran ha dato il segnale di inizio. «Tutti dentro le stazioni!». Ma sui piazzali non c’era quasi nessuno per rispondere alla chiamata.

A Napoli, soltanto due persone manifestavano sventolando bandiere tricolori. Alla stazione di Genova principe erano in cinque o sei. A Milano una dozzina di manifestanti ha tentato di accedere ai binari, senza riuscirci, mostrando biglietti della metro e carte d’identità. A Bologna i no-vax erano una quindicina. A Bari una decina di manifestanti si è rapidamente persa d’animo quando si è resa conto del basso numero di aderenti alla protesta.

A Reggio Calabria, Trento e Rovereto e in altre stazione dove erano stati annunciati blocchi non si è invece presentato nessuno.

A Roma la situazione è stata particolare solo per l’altissimo numero di giornalisti presenti e per la comparsata, pacifica, di una decina di militanti del movimento neofascista Forza Nuova.

Un fallimento annunciato?

Da settimane la cosiddetta “emergenza no-vax” occupa sempre più spazio sui media e l’esitazione vaccinale è stata accusata di essere tra le cause del rallentamento delle somministrazioni di vaccini nel mese di agosto.

L’aggressione ad un giornalista del quotidiano Repubblica da parte di un manifestante no-vax negli scorsi giorni hanno fatto crescere i timori di una svolta violenta delle manifestazioni, mentre il fatto che il principale gruppo Telegram di no-vax abbia raggiunto oltre 40mila follower ha fatto supporre che il blocco delle stazioni potesse davvero concretizzarsi.

I timori, però, si sono rivelati esagerati. Non solo poche persone si sono presentate per manifestare, ma anche i gruppi social sembrano frequentati più da curiosi che da veri no-vax. Nei post pubblicati ieri su Telegram, la maggior parte dei commenti erano insulti o sberleffi agli organizzatori.

I no-vax in Italia

Nessuno sa quanti siano davvero i no-vax in Italia. Ma gli ultimi sondaggi internazionali mostrano che l’Italia è uno dei paesi più favorevoli ai vaccini d’Europa. Secondo un sondaggio realizzato a marzo da Eurofound, gli italiani intenzionati a vaccinarsi erano il 78,6 per cento, uno dei risultati più alti dell’intera Unione. In Francia, alla stessa domanda ha risposto sì meno del 50 per cento degli intervistati, in Germania poco più del 60 per cento.

Secondo un sondaggio realizzato da YouGov a metà dello scorso agosto, gli italiani vaccinati o che intendevano vaccinarsi erano addirittura l’87 per cento.

Le vaccinazioni

Proprio ieri, il ministero della Salute ha annunciato che oltre il 70 per cento della popolazione italiana over 12 è stata vaccinata, in tutto oltre 37 milioni di persone. Si tratta di una cifra sostanzialmente in linea con le scadenze del piano vaccinale.

La paura di un rallentamento delle somministrazioni a causa dei no-vax è stata smentita. Con l’arrivo di nuove dosi alla fine del mese e con il ritorno del personale medico dalle ferie, il numero di vaccinazioni è tornato a crescere negli ultimi giorni.

Questa settimana, le somministrazioni sono tornate ad avvicinarsi a quota 350mila al giorno, una cifra di somministrazioni che non si vedeva dalla prima metà di agosto.

 

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