Non c’è stata alcuna trattativa. La Maersk Etienne, società armatrice della nave battente bandiera danese accusata dalla procura di Ragusa di aver pagato la Mare Jonio per un caso di trasbordo di migranti, ha rilasciato una nota per smentire le dichiarazioni degli ultimi giorni.

«Si trattava di una situazione umanitaria e vogliamo chiarire che in nessun momento prima o durante l’operazione è stata discussa o concordata alcuna compensazione finanziaria» scrivono dalla società.

La vicenda

Il 5 agosto 2020 l’equipaggio della Maersk Etienne è stato contattato dalle autorità maltesi per salvare 27 persone in difficoltà nel Mediterraneo. Dopo le operazioni di soccorso, i migranti sono rimasti nella nave per 38 giorni «senza che nessuna autorità fosse disposta a permettere alla nave di fare scalo in un porto e permettere lo sbarco sicuro delle persone salvate» dicono dalla Maersk. «La situazione era diventata terribile» aggiungono. A quel punto hanno concordato con la ong Mediterranea Saving Humans che avrebbero condotto, con il loro team medico, una valutazione delle condizioni di salute dei migranti. I dottori hanno ritenuto necessario un trasbordo per fornire cure immediate con strumenti e strutture adeguate. La questione finisce lì con il trasbordo dei migranti che sono poi stati trasportati a Lampedusa. Qualche mese dopo l’accaduto «alcuni rappresentanti della Maersk Tankers hanno incontrato i rappresentanti di Mediterranena per ringraziarli della loro assistenza umanitaria» e offrirgli un contributo «per coprire alcuni dei costi sostenuti a causa dell’operazione». L’importo finale, si legge nel comunicato, è di 125mila euro.

L’indagine della procura

La procura di Ragusa, invece, ha formulato accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione delle norme del codice di navigazione, disponendo anche il sequestro dell’imbarcazione usata dalla Ong per la ricerca e il soccorso in mare.

«La “macchinazione” ipotizzata è talmente surreale da rendere evidente quale sia il primo e vero obbiettivo di questa operazione: creare quella “macchina del fango” che tante volte abbiamo visto in azione nel nostro paese» hanno scritto da Mediterranea saving in un comunicato stampa una volta appresa la notizia.

Gli stessi pm avvertono che non sono indagati i membri dell’equipaggio dell’organizzazione umanitaria che si dice disposta a battersi nelle sedi opportune per far valere le sue ragioni.

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