È stato il portavoce Franco Pasqualetti a suggerire il profilo di Camilla Marianera a Monica Lucarelli, assessora alla sicurezza della giunta di Roberto Gualtieri, sindaco di Roma. Dopo conferme e smentite, a fine serata, è l’assessora che chiarisce la storia parlando di un incontro casuale in un bar alla presenza di Pasqualetti, Marianera e del suo fidanzato, Jacopo De Vivo. 

La storia

Da giorni sulle pagine dei giornali è finita la storia di Camilla Marianera, assunta a tempo determinato nello staff dell’assessora, praticante avvocata, finita in carcere con l’accusa di corruzione in atti giudiziari.

L’assessora non è indagata così come nessuno dei suoi collaboratori, «siamo vittime di quanto emerso, ho valutato il suo e altri profili, era una laureata e incensurata, aveva il giusto curriculum», dice l’assessora. 

Le accuse

Marianera in carcere è finita con il compagno, Jacopo De Vivo, figlio di Peppone De Vivo, storico capo-tifoso romanista, con precedenti di polizia per porto abusivo e detenzione d’armi, estorsione e rapina,  in ottimi rapporti con Fabrizio Piscitelli, di giorno ultrà e di sera trafficante di droga, ucciso nel parco degli acquedotti, a Roma, il 7 agosto 2019.

Le indagini sulla coppia sono partite perché gli inquirenti erano sulle tracce di Luca Giampà, compagno di Mafalda Casamonica, noto clan criminale romano, e hanno scoperto che la praticante veniva utilizzata per veicolare informazioni riservate in cambio di soldi. De Vivo viveva proprio nel quartier generale dei Casamonica, in zona Porta Furba. 

Marianera le acquisiva da una talpa che lavorava in procura, al momento non identificata, ci sono almeno quattro pubblici ufficiali indagati e un cliente.  «Conosciamo una persona che sta in procura nell’ufficio dove sbobinano le intercettazioni e tutto...a me fa tanti favori», dice Marianera al telefono spiegando che, ogni tre mesi, chiedeva verifiche sul padre e sul compagno.

Gli investigatori stanno verificando email, contenuto dei cellulari e il materiale sequestrato, l’indagine è condotta dai carabinieri, pubblici ministeri Francesco Cascini e Giulia Guccione. 

La ventisettenne, nella città delle distrazioni e dei silenzi, è riuscita così a sfruttare quello che appare un sistema rodato di circolazioni di notizie riservate in cambio di soldi, trecento euro, ma anche ad assumere un ruolo al comune di Roma nell’assessorato che si occupa di sicurezza.

Marianera si occupava di San Basilio, ma presenziava anche alle manifestazioni contro i clan. Era presente lo scorso novembre alla marcia contro i Casamonica, alla fine della serata Marianera si era appartata con il suo fidanzato, Jacopo De Vivo.

È lui in contatto con Luca Giampà, è a lui che deve l’ingresso in comune. Pasqualetti, portavoce dell’assessora, ha con lui un vecchio rapporto di conoscenza. 

Il portavoce

 «No, assolutamente no», risponde Pasqualetti quando gli chiediamo del suo ruolo nella vicenda relativa all’ingresso di Marianera al comune. Insistiamo, non hai avuto nessun ruolo nel suo arrivo all’assessorato?

«Dalle indagini e dalle carte in procura emerge che non è così». Nelle carte dell’inchiesta c’è scritto che l’incarico sarebbe stato ottenuto «apparentemente tramite l’opera del De Vivo Jacopo (...) che fa assumere a questi un profilo non secondario di capacità di sapersi infiltrare nei gangli della burocrazia pubblica, presso un delicatissimo ufficio del comune». 

In questo iter ha avuto un ruolo il portavoce dell’assessora come ammette lui stesso: «Conoscevo e conosco il fidanzato di questa ragazza. La storia nasce in modo abbastanza chiaro perché questa ragazza viene bocciata all’esame e incontro il fidanzato dopo anni che non lo vedevo».

Poi dice di non essere amico di De Vivo e che Marianera aveva i requisiti in regola. «Quando al telefono Marianera parlava di presunte indagini sui Casamonica millantava, ci sono i verbali del comitato per l’ordine pubblico alla sicurezza che lo confermano, non si è parlato mai di quel tema. Noi siamo vittime di quanto emerso e abbiamo agito sempre nella massima trasparenza. Oltre al suo avevo valutato altri profili provenienti dal mondo universitario, ma era quello più consono al ruolo di segreteria che avrebbe dovuto ricoprire», conclude. 

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