Il ministro della salute Orazio Schillaci ha annunciato la riforma delle professioni sanitarie ma, al suo interno, potrebbero mancare delle figure che operano all’interno delle maglie della salute, come i massofisioterapisti. Il comitato spontaneo di questa categoria ha infatti reso pubblica una lettera aperta a difesa della professione, un appello per non mettere a rischio il lavoro di 5mila professioniste e professionisti che oggi si trovano in un limbo burocratico. All’interno della lettera si denuncia che recenti iniziative politiche e burocratiche «hanno negato ai massofisioterapisti la possibilità di essere auditi e quindi considerati all’interno dell’indagine conoscitiva messa in opera dalla Commissione Affari sociali» il cui fine è di predisporre il nuovo disegno di legge di Riordino delle professioni sanitarie. Secondo il comitato si sta discriminando questa categoria di lavoratrici e lavoratori «anche in considerazione di altre, al contrario generosamente ascoltate, ma che normativamente possono fare affidamento su basi molto meno certe, qualificate e consolidate nel tempo».

La figura del massofisioterapista

La professione del massofisioterapista ha come obiettivo principale la riabilitazione e il miglioramento del benessere psicofisico del paziente tramite l'utilizzo di tecniche terapeutiche e di manipolazione come la rieducazione posturale e motoria, la ginnastica correttiva e le manipolazioni vertebrali. Secondo i professionisti la figura è riconosciuta dalla legge 403/1971 e regolarmente abilitata.

Dunque la loro professionalità sarebbe «una componente essenziale del sistema sanitario italiano, impegnata nella prevenzione e riabilitazione con un alto e positivo impatto sulla salute dei cittadini».

Per diventare massofisioterapista ci sono diverse strade: un diploma biennale, un corso statale o autorizzato dal Ministero oppure corsi di formazione erogati da istituti privati. Per diventarlo, dunque, non serve avere un diploma di laurea ma i professionisti sono obbligati all'Educazione continua in medicina (Ecm). Il comitato denuncia che nonostante la loro qualifica in ambito sanitario «regolarmente ottenuta», il loro lavoro sia «minacciato da verosimili modifiche legislative» che potrebbero estrometterli dal sistema sanitario, con «pesanti ripercussioni su migliaia di famiglie e sull'intero sistema sanitario nazionale».

Sempre secondo i massofisioterapisti, nel 2018, la stabilizzazione della professione di massofisioterapista era stata finalmente raggiunta con la legge 145/2018, seguita dal decreto ministeriale di agosto 2019 che aveva sancito il riconoscimento definitivo della categoria con l’Obbligo di iscrizione alla Federazione nazionale degli ordini tecnici sanitari radiologia medica e professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e della prevenzione; che certificava definitivamente la loro qualifica professionale ed abilitazione.

I professionisti denunciano che, dopo questi provvedimenti, si è assistito «senza ragione alcuna, ad una nuova e radicale intenzione demolitoria da parte del ministero della Salute» che ha iniziato a «mettere in discussione la legittimità della professione. Verosimilmente presumiamo a causa delle pressioni esercitate da altre categorie professionali, al quale la professione di Massofisioterapista è sempre stata invisa».

Operatori sanitari, ma non professionisti

A Luglio 2024, però, il Tar del Lazio aveva decretato che il massofisioterapista non poteva essere considerato un professionista sanitario.

La sentenza era giunta a fronte della dichiarata legittimità del provvedimento con il quale il ministero della Salute aveva negato la natura di “professione sanitaria” al titolo di “massofisioterapista” iscritto nello speciale elenco ad esaurimento istituito presso gli Ordini di settore.

I giudici amministrativi avevano respinto il ricorso di quasi 400 massofisioterapisti che chiedevano di annullare la decisione del ministero di dare una risposta negativa alla loro richiesta di ottenere la qualificazione di “professionisti sanitari”, al posto di “operatori sanitari”.

Annamaria Servadio, presidente dell'Ordine dei fisioterapisti del Lazio, a febbraio 2025 era intervenuta con una nota stampa all’agenzia Dire a seguito di una puntata di una trasmissione televisiva in cui si raccontava di una vicenda in cui era coinvolto un massofisioterapista asserendo che questa figura «non è un fisioterapista e in nessun modo le due figure sono assimilabili».

Per la presidente il massofisioterapista «non è un professionista sanitario, bensì una figura di natura ausiliaria, quindi priva di autonomia che può agire solamente sotto la diretta responsabilità del fisioterapista, come ribadito dalla sentenza del Tar del Lazio».

Il 30 aprile si è aperto un primo dialogo istituzionale. Si è svolto infatti il primo confronto ufficiale tra i “Soggetti di rappresentanza interna nazionale dei Massofisioterapisti” (Srin) e il nuovo presidente della Federazione nazionale degli ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. Sul tavolo vi erano l'inquadramento giuridico e il riconoscimento delle competenze dei Massofisioterapisti iscritti agli Elenchi speciali ad esaurimento (Ese).

Sono state analizzate diverse criticità operative, sia a livello nazionale sia a livello locale, che limitano l’esercizio della professione dei massofisioterapisti; nonostante il quadro normativo vigente ne legittimi l'attività.

Il dottor Luigi Pini, presidente del Comitato spontaneo massofisioterapisti, dice a Domani: «Chiediamo soltanto di poter esercitare nel pieno rispetto della giurisprudenza vigente, che riconosce il massofisioterapista come professionista sanitario operante su prescrizione e piano terapeutico medico». Per Pini questo diritto deve essere valido «sia nel lavoro dipendente, pubblico o privato, sia nell’attività autonoma. Non accetteremo interpretazioni arbitrarie che svuotino il profilo delle sue competenze: ogni atto lesivo sarà impugnato nelle sedi competenti».

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