Vicino a Sant’Egidio, con una lunga esperienza pastorale, dal 2015 è arcivescovo di Bologna. Il 69enne romano è anche stato la figura individuata da papa Francesco come inviato speciale per la guerra in Ucraina. Una missione impossibile, che infatti ha avuto dei risultati limitati. Ma che ha comunque consolidato il profilo del porporato
C’è anche il presidente della conferenza episcopale italiana, l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, 69 anni, fra candidati alla successione di Francesco. Negli ultimi anni la sua fama è cresciuta grazie all’incarico ricevuto dal papa argentino di inviato speciale per la guerra in Ucraina della Santa sede.
Il modello cui guardava il papa per la missione di pace di Zuppi, era quello già utilizzato da Giovanni Paolo II all’epoca della seconda guerra del golfo, quella che portò all’invasione e alla conquista dell’Iraq da parte della coalizione a guida americana nel 2003. In quell’occasione Wojtyla aveva mandato come messaggeri di pace il cardinale Roger Etechgaray a Baghdad, da Saddam Hussein e l’ex nunzio Pio Laghi a Washington, da George W. Bush.
Così, Bergoglio ha mandato a più riprese Zuppi a Mosca, a Kiev, a Pechino e a Washington. L’obiettivo era quello di favorire da una parte il negoziato fra le due parti in conflitto, quindi lo scambio di prigionieri e la restituzione da parte della Russia di diverse migliaia di bambini rapiti dall’esercito russo durante l’occupazione di alcuni territori ucraini.
La missione non poteva avere un successo pieno, tuttavia è stato un risultato importante della diplomazia disarmata della Santa Sede, quello di aver provato a tenere aperto un canale di dialogo quando questo sembrava impossibile. Inoltre, in alcuni casi, in effetti, lo scambio di prigionieri si è verificato.
L’arcivescovo di Bologna si è guadagnato così quella notorietà che ha completato il suo curriculum ecclesiale con l’unica esperienza che gli mancava. D’altro canto la scelta del papa non era stata casuale: Zuppi, infatti, viene da quella Comunità di Sant’Egidio che ha fatto dell’impegno per la pace e in favore dei poveri la propria “mission” senza dimenticare il tentativo messo sempre in atto dalla comunità di aprire strade negoziali alternative a quelle ufficiali tanto da meritarsi il titolo informale di “Onu di Trastevere”.
Tuttavia, l’origine dell’attività di Zuppi è legata ad ambienti più semplici: infatti, ha maturato la propria esperienza pastorale all’interno delle periferie romane; quindi è stato scelto da Francesco come arcivescovo di Bologna ed è stato eletto presidente dei vescovi italiani e nominato dal pontefice nell’incarico nel 2022.
Dal Virgilio a Sant’Egidio
Matteo Zuppi è nato Roma l’11 ottobre 1955, quinto dei sei figli del giornalista e fotografo Enrico, che dal 1947 al 1979 lavorò in Vaticano alla direzione del settimanale L’Osservatore della Domenica, e di Carla Fumagalli, nipote del cardinale Carlo Confalonieri, che nel 1978 come decano del Sacro Collegio presiedette le esequie di due pontefici: Paolo VI e Giovanni Paolo I.
Nel 1973, studente al liceo Virgilio ha conosciuto Andrea Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio, iniziando a frequentare la Comunità e collaborando alle attività da essa promosse al servizio degli ultimi: dalle scuole popolari per i bambini emarginati delle baraccopoli romane, alle iniziative per anziani soli e non autosufficienti, per gli immigrati e i senza fissa dimora, i malati terminali e i nomadi, i disabili e i tossicodipendenti, i carcerati e le vittime dei conflitti; da quelle ecumeniche per l’unità tra i cristiani a quelle per il dialogo interreligioso, concretizzatesi negli Incontri di Assisi.
A 22 anni, dopo la laurea in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza, con una tesi in Storia del cristianesimo, è entrato nel seminario della diocesi suburbicaria di Palestrina, seguendo i corsi di preparazione al sacerdozio alla Pontificia Università Lateranense, dove ha conseguito il baccellierato in Teologia. Ordinato presbitero per il clero di Palestrina il 9 maggio 1981, subito dopo è stato nominato vicario del parroco della basilica romana di Santa Maria in Trastevere, monsignor Vincenzo Paglia.
E quando nel 2000 quest’ultimo è stato eletto vescovo, l’avvicendamento naturale è stato proprio con “don Matteo” – come lo chiamano tutti anche oggi – che ha ricoperto l’incarico per dieci anni. Nel 2006 è stato insignito del titolo di cappellano di Sua Santità. Nel secondo quinquennio come parroco a Trastevere, dal 2005 al 2010, è stato inoltre prefetto della terza prefettura di Roma e dal 2000 al 2012 assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio, dopo che con Riccardi aveva anche svolto un ruolo di mediazione in Mozambico nel processo che ha portato alla pace dopo oltre 17 anni di sanguinosa guerra civile.
Le periferie e la Cei
Nel 2010 ha lasciato la basilica trasteverina per iniziare il ministero di parroco dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, una delle comunità più popolose della diocesi, nell’immensa periferia orientale della città; poco dopo, il 31 gennaio 2012, da Benedetto XVI è stato nominato vescovo titolare di Villanova e ausiliare di Roma, monsignor Zuppi ha assunto la cura pastorale del Settore centro. Il 27 ottobre 2015 da papa Francesco è stato nominato alla sede metropolitana di Bologna successore del cardinale Carlo Caffarra.
L’annuncio della nomina a cardinale è stato fatto da papa Francesco durante l’Angelus di domenica 1 settembre 2019: è stato creato cardinale nella Basilica di San Pietro nel concistoro del 5 ottobre 2019, titolare della chiesa di Sant’Egidio. Il 24 maggio 2022 il papa lo ha nominato presidente della Conferenza episcopale italiana.
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