Una presa d'atto, certo di «un passo importante», ma una presa d'atto di quello che aveva già deciso l'Eurogruppo a dicembre. Il grande dibattito sul Meccanismo europeo di stabilità nelle conclusioni del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre si ferma a questo: quattro righe in cui si spiega che i capi di stato e di governo hanno accolto con favore l'intesa raggiunta dai propri ministri dell'Economia e delle finanze. Una intesa che prevede la riforma del Mes ma anche la «rapida introduzione del sostegno al fondo di risoluzione unico», una novità dal valore di 55 miliardi di euro da utilizzare dal 2022 per salvare e banche in crisi.

Il prezzo da pagare

Al vertice i 27 leader europei hanno avuto altro da discutere. In maniera inaspettata il negoziato sugli obiettivi climatici da raggiungere entro il 2030, con l'abbattimento delle emissioni inquinanti del 55 per cento, ha occupato una notte intera e impegnato i capi di di stato e di governo fino all'alba a causa delle resistenze della Polonia ad affrontare la transizione energetica senza ottenere in cambio le risorse per pagarne i costi. Il giorno prima, a latere delle discussioni ufficiali sui vaccini, le diplomazie, i servizi giuridici del consiglio, la presidenza tedesca, hanno passato il pomeriggio a discutere e limare l'accordo che ha finalmente sbloccato il bilancio pluriennale e il programma di ripresa NextGenerationeEu.

Ora si attendono due voti del parlamento europeo – il primo è fissato già per lunedì e la ratifica dei parlamenti nazionali. Ma il prezzo da pagare è stato l'introduzione di una interpretazione giuridica all'accordo di bilancio che dà la possibilità a Ungheria e Polonia di ritardare fino a un anno l'operatività delle condizioni sullo stato di diritto ma soprattutto che crea un precedente di ostacolo alla entrata in vigore di una legge europea.

Un passo importante

In tutto questo le conclusioni pubblicate oggi dal consiglio europeo su Mes e Unione Bancaria certificano la distanza tra il dibattito italiano e quello europeo. Il Movimento cinque stelle ha dato il suo sì alla riforma del Mes legando l'approvazione alla riforma del patto di stabilità sospeso almeno per tutto il 2021 e all'introduzione della garanzia europea dei depositi, cioè il terzo grande pilastro dell'unione bancaria sempre promesso e altrettanto rinviato, il documento del Consiglio annuncia la semplice presa d'atto della riforma del Mes e un rinvio dei lavori sull'Unione bancaria a giugno 2021.

«Questo è un passo importante avanti e spiana la strada per un ulteriore rafforzamento dell'unione ecomomica e monetaria e dell'unione bancaria», si legge nelle conclusioni. A questo punto i leader invitano «l'Eurogruppo in formato inclusivo a preparare, su base consensuale, il piano di lavoro scandenzato per passi da intraprendere e tempistiche su tutti gli altri elementi in sospeso necessari per completare l'unione bancaria».

Accordarsi sull’accordo

Se ne discute dal 2012 ul primo a chiedere per l'Italia l'unione bancaria fu Mario Monti la controparte era sempre Angela Merkel all'epoca già saldamente alla guida della Repubblica federale tedesca. L'unione bancaria doveva reggersi su tre elementi: la sorveglianza unica entrata in vigore, il fondo di risoluzione unico per le banche che avrà tutte le munizioni – 55 miliardi – solo alla fine del 2024 e lo schema europeo di assicurazione dei depositi. Quest'ultimo, che figura tra le priorità di tutti i governi italiani e anche dei gruppi parlamentari dei cinque stelle, si tradurrebbe in fondi comuni per garantire i correntisti di tutta l'Unione europea.

In questi anni però, su spinta soprattutto di Germania e Olanda il sì alla garanzia dei depositi è stato condizionato a precisi obiettivi di riduzione dei rischi. Se prima si discuteva di calo dei crediti deteriorati, da due anni è tornata sul tavolo l'ipotesi di misurare anche il differente rischio dei titoli di stato. E le discussioni sono così delicate che siamo ancora alla fase in cui ci si deve accordare sul programma di lavoro. 

© Riproduzione riservata