È la donna immagine dello snowboard italiano. È stata la prima in tutto. A vincere una medaglia mondiale, nel 2015 bronzo nello snowboard cross a Kreischberg (Austria) per poi arrivare ad un totale di tre argenti e tre bronzi iridati. La prima azzurra a vincere la Coppa del Mondo assoluta nel 2016, facendo il bis e il tris nel 2018 e nel 2020. La prima italiana a vincere l’oro olimpico. A Pyeongchang 2018 un meraviglioso riscatto atteso per quattro anni.

Ai precedenti Giochi di Sochi (2014) Michela Moioli a 19 anni era considerata uno dei più grandi talenti dello snowboard mondiale. Arriva in finale, prima dell’ultima curva è in terza posizione ma una caduta le nega il bronzo, con il legamento crociato del ginocchio sinistro che fa crack. Una pioniera testarda la 29enne di Alzano Lombardo, tesserata per l’Esercito, che al suo casco giallo in gara non rinuncia mai e che rivendica l’orgoglio bergamasco al 100%.

«Ho una mia versione del motto "mòla mia”, un po’ rivisitata. Da una parte mi riconosco la mentalità del lavoro di noi bergamaschi, dall’altra sono stata influenzata dall’apertura mentale di aver viaggiato in tutto il mondo. Ho messo gli sci a due anni e mezzo, a otto anni ero già a surfare su una tavola. All’inizio gareggiavo con tavole di seconda mano o prese a noleggio, non potevo permettermi di comprarne una. La prima tavola, nuova di zecca, l’ho avuta a 15 anni grazie ai miei risultati. Il fatto di aver aperto una strada è una gioia, resterà per tutta la vita. Ma ci sono stati anche dolori vissuti in solitaria». 

Ha sofferto la solitudine dei numeri uno?

Mi porto dentro il bello di essere stata la prima donna della mia disciplina ma pure la fatica di dovermi fare le ossa da sola. Non avevo alcuna figura di riferimento davanti a me. Ho dovuto imparare navigando a vista. Adesso la situazione si è capovolta, lo vedo nel rapporto che ho con Lisa Francesca Boirari, la 15enne di Courmayeur che nel 2024 ha vinto il bronzo ai Mondiali Junior. Lei è il futuro dello snowboard azzurro, mi viene da darle supporto, insegnarle le cose che avrei voluto spiegassero a me.

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Nessuna rivalità tra la veterana e la giovane che avanza?

Per niente. Siamo in due fasi diverse della carriera. Lisa apprezza il tempo che passiamo insieme, la vedo come una spugna che assorbe i miei consigli. Mi assicuro che viva l’agonismo in modo più leggero rispetto a me. Per molto tempo io affrontavo ogni gara pensando: o vinci o muori. Mi mettevo addosso troppa pressione, tante ansie e agitazioni. Ultimamente si parla molto di salute mentale nello sport ma ai fini pratici se ne parla ancora troppo poco. MI piacerebbe poter dare voce a questi problemi, nello specifico. Solo esponendoli possono essere sdoganati, trattati con dignità.

Una guerriera, così la definiscono tutti. Si intravede ora una campionessa molto emotiva, oltre che altruista

Dietro un’armatura ho nascosto le mie fragilità. Sono sensibile, piango spessissimo per sfogarmi. Fin da quando avevo 18 anni ho sentito l’esigenza di iniziare un percorso con una mental coach. Il vero salto di qualità l’ho fatto però negli ultimi due anni, quando ho preso la decisione più difficile: mi sono fermata.

La scelta di fermarsi è un atto di coraggio. Anche lasciarsi scivolare le possibili critiche. Per poi trovare la forza di ripartire.

Vede, vincere un oro ai Giochi è meraviglioso ma poi non sai cosa c’è dopo. Il mio dopo è stato impegnativo. Preparare le Olimpiadi successive, la responsabilità di un titolo da difendere, è stato un percorso travagliato. Dopo l’argento di Pechino 2022 ero a pezzi, fisicamente avevo problemi di schiena e psicologicamente sentivo che dovevo tirare il fiato. Ho deciso di ascoltarmi. Me ne sono fregata di cosa potesse pensare la gente, qualcuno mi avrà magari appellato come debole e vigliacca. Chissenefrega, come quando a inizio carriera ricevevo alcune battutine sul mio peso, mi giudicavano per qualche chilo di troppo. Certo, a volte penso che mi sarebbe piaciuto essere smilza e snella ma poi mi ricordo che è grazie a questa mia struttura fisica che sono diventata chi sono.

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Quindi, ha ascoltato solo sé stessa e nel 2023 non ha gareggiato per un’intera stagione

Fermarsi è stato tosto. Avevo anche il timore che qualcuno potesse abbandonarmi, è la legge del marketing: per un anno, senza le tue gare, non porti visibilità. Invece nessuno ha fatto un passo indietro, né l’Esercito né i miei sponsor. Mi hanno fatto capire che erano affezionati a me come persona. Michela ha alzato la mano, ha chiesto aiuto, e loro l’hanno abbracciata. È stato bellissimo. È come preparare una torta composta da tanti strati, il lavoro che fai con lo psicologo sportivo, per migliorare la performance, è quello di metterci una bella copertura finale, una tipica classica glassa colorata. Il lavoro che fai sulla persona è invece comporre tutti i vari strati della torta. A me mancava quest’ultimo impegno qui. Avevo bisogno di fortificarmi. Quando sono tornata a gareggiare ho scoperto un nuovo piacere nel fare tutto”.

Ha quasi 30 anni, li compirà il 17 luglio.

Non ho paura di invecchiare come atleta. Il mio focus è ancora sulle gare ma c’è pure dell’altro. La mia famiglia, il mio fidanzato Michele, le mie passioni, lo studio universitario in scienze motorie. Cerco di fare cose extra. Collaboro con una scuola sci a Bergamo, la M-Sport Academy, e con la Neveplast per avvicinare gli studenti allo sci e allo snowboard su piste realizzate in materiale sintetico. È un progetto didattico importante per diffondere la pratica in pieno centro, in città, per far crescere il numero degli appassionati. I ragazzi si divertono, imparano, senza costi onerosi sulle spalle dei genitori. È uno stimolo per il mio futuro, per riuscire a trovare il mio posto nel mondo dello sport.

C’è un futuro immediato. Tra un anno esatto l’appuntamento di Milano-Cortina 2026 con le gare di snowboard a Livigno dove lei si allena gran parte dell’anno. Tutti ricordiamo l’emozionante discorso a Losanna nel giugno 2019. Lei insieme a Sofia Goggia con una simpatia contagiosa avete contribuito all’assegnazione dei Giochi in Italia. Sarà innegabilmente la sua Olimpiade. Un peso o una gioia?

Ho iniziato a vivere l’attesa di Milano-Cortina 2026 come  qualcosa che mi ossessionava, mi schiacciava. A mo’ di vocina che dice: per Michela Moioli è un obbligo doverci essere. Poi, grazie a un intenso lavoro mentale, ho fatto uno switch. Il punto focale è nel vivere una Olimpiade in casa come un valore aggiunto. Se io dovessi ritirarmi oggi, dico per esempio, nessuno mi porterebbe via tutto ciò che ho fatto. Quindi, l’Olimpiade sarà una possibilità in più di fare qualcosa di bello. Devo considerare questi Giochi come una opportunità in più. Sto cercando di sfruttare le occasioni che ho per arrivarci nel migliore dei modi, sia in Coppa del Mondo sia ai Mondiali di Saint Moritz in programma a marzo.

Alle ultime Olimpiadi di Pechino 2022 si è messa al collo l’argento nello snowboard cross a squadre con Omar Visintin. Ma è stata anche la portabandiera azzurra. Alfiere causa forze maggiori, in origine lei era stata designata per la cerimonia di Chiusura ma l’infortunio di Sofia Goggia ha cambiato i piani.

A Sofia voglio un mondo di bene, magari non ci vediamo spesso ma lei c’è sempre per me, anche solo con una parola di conforto. Come atleta ripeto spesso che lei è di un altro pianeta. Io ho cercato di interpretare il ruolo di portabandiera con onore. E con orgoglio, proprio perché in pochi lo hanno fatto nella storia. Ero sudata, agitata, mi veniva da piangere, quanto me la sono goduta quella cerimonia di apertura.

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Dica la verità, soffre la minore visibilità mediatica dello snowboard rispetto allo sci alpino?

Non ne soffro ma certamente mi dispiace. Noi fatichiamo tanto per primeggiare. Un po’ più di considerazione renderebbe merito a noi e ai nostri valori di rispetto e di amicizia. Nello snowboard siamo una grande famiglia viaggiante e multiculturale, siamo rivali in gara ma poi andiamo tutti insieme a cena, a scherzare. C’è un cameratismo che non si respira negli altri sport.

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