«Lo prendo con il guinzaglio, con la museruola». Così parlava il faccendiere-lobbista di un assessore di peso della giunta di Michele Emiliano. Una frase per raccontare il rapporto troppo stretto, la dipendenza, il patto.

Il tramonto del regno di Emiliano, per dieci anni presidente della regione Puglia, coincide con l’ultima indagine della procura di Lecce, guidata dal magistrato Giuseppe Capoccia. Un’inchiesta che racconta di un vento che cambia nel cuore del Salento, dove la sindaca è Adriana Poli Bortone, 82 anni e un passato missino, nel feudo del sottosegretario Alfredo Mantovano, già magistrato ed estimatore di Capoccia, scelto dal Csm pochi mesi fa. Le carte dell’inchiesta, che è iniziata addirittura nel 2014 quando a guidare la procura c’era un altro magistrato, raccontano però l’ennesimo intreccio tra interessi privati, centri di potere e l’assalto alla regione, nella stagione che segna il crepuscolo di Emiliano e del suo sistema politico. Il presidente non è indagato, ma è l’ennesimo procedimento giudiziario che descrive una regione attraversata da comitati d’affari, scambi, favori e nomine. Non è la prima volta che accade.

La procura, che indaga per associazione a delinquere finalizzata al compimento di reati contro la pubblica amministrazione, ha chiesto gli arresti domiciliari (su cui il giudice deciderà dopo l’interrogatorio di garanzia) di Alessandro Delli Noci, assessore alle Attività produttive in regione.

«Oltre il merito delle carte c’è una questione politica, il modello Emiliano è fallito perché si è trasformato in una macedonia, lo chiamiamo il “metodo degli incarichi”, utile ad ampliare la maggioranza, ma da tempo ha presentato il conto. Troppi lobbisti, faccendieri e imprenditori senza scrupoli in giro per l’ente, è un modello che abbiamo l’obbligo di archiviare», dice un esponente politico di centro-sinistra. In autunno in Puglia ci sono le elezioni, il candidato dovrebbe essere Antonio Decaro, già sindaco di Bari ed europarlamentare.

Da destra con amore

Ma cosa racconta questo nuovo comitato d’affari, finito al centro delle indagini? Per capirlo bisogna partire da Lecce, dove prima del ritorno di Adriana Poli Bortone il sindaco è stato Carlo Salvemini, eletto nel 2017 grazie all’apparentamento proprio con Delli Noci.

L’ex primo cittadino è totalmente estraneo alle indagini, in un’occasione è stato definito “talebano” dagli indagati.

Inizialmente Delli Noci era assessore della giunta comunale di centrodestra, poi la spaccatura e la corsa in solitaria. Al ballottaggio la scelta di appoggiare il candidato di centrosinistra, nella giunta del 2017 fa la sua apparizione, a sorpresa, la professoressa Patrizia Guida, una nomina caldeggiata proprio da Delli Noci. Guida è la moglie del dirigente regionale, e prima rettore dell’università del Salento, Domenico Laforgia, mentore di Delli Noci, oltre a essere vicinissimo a Michele Emiliano. Nell’indagine tra gli indagati c’è il figlio di Laforgia, Maurizio Laforgia, definito un «faccendiere-lobbista». E proprio la sua figura è centrale per ricostruire l’ennesimo comitato d’affari che i magistrati definiscono gruppo di potere. Laforgia rappresentava il punto di congiunzione tra l’assessore e gli imprenditori, in particolare Alfredo Barone e Marino Congedo.

Le parole di Laforgia figlio sono inquietanti e chiare. Il trascorso politico a destra viene valutato come un incidente di percorso perché Delli Noci è stato «ripulito...lavandolo», ne parla come di un suo prodotto, prima «allievo di mio padre… poi mio amico... poi mio socio... e adesso mio referente politico». E se c’è un problema? Ecco ancora il Laforgia pensiero: «Me lo prendo con il guinzaglio... con la museruola... (inc) ove è possibile ed è tutto fattibile... porto avanti tutte le iniziative».

La lavata di testa

Il sistema (in tutto sono 30 gli indagati) coinvolge anche altri imprenditori, allenati alle false fatture e ai reati contabili, e ha portato a una «scellerata gestione di risorse pubbliche», con l’amara conclusione dei magistrati che questo sembra «un sistema clientelare diffuso e atavico, pluri-livello, quasi che sia l’unica modalità possibile di esercizio delle pubbliche funzioni». Laforgia, per il quale i pm hanno chiesto i domiciliari, era figlio d’arte e il padre in regione aveva influenza e potere in grado di incidere su dirigenti e funzionari.

Emerge chiaramente in un progetto di residenza per anziani, destinatario di finanziamenti pubblici tramite Puglia Sviluppo, e che inizialmente aveva un esito contrario agli interessi degli imprenditori amici, poi ribaltato grazie «a una lavata di testa». Il tutto grazie a Laforgia che era intervenuto grazie «alla intercessione e coinvolgimento» del padre, direttore generale del settore attività produttive e oggi presidente dell’acquedotto pugliese.

L’imprenditore Barone alla fine spiegava il successo dell’operazione così: «Non c’era da convincersi ... gli è stata fatta una lavata di testa a tutto il dipartimento». Proprio Barone è stato protagonista anche del progetto di realizzazione di un parco solare in Senegal tramite un suo uomo. Al suo emissario dava un consiglio, per evitare spreco di denaro, «di non andare in giro da questi ministri in quanto gli stanno costando troppo e di aspettare la garanzia sovrana». La corruzione costa anche fuori dall’Italia.

Gli altri innesti

In Puglia, Emiliano è teorico della coalizione allargata, per un periodo alla sanità c’è stato l’ex braccio destro di Raffaele Fitto (Rocco Palese), così larga da arrivare a ex Casapound. Lo stesso movimento fondato dal governatore Con è guidato da un ex parlamentare forzista e proprio in Con si era candidato Delli Noci. Altre indagini nel recente passato hanno raccontato trasformismi e scorribande di affaristi.

Un altro imbarcato era stato l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, un giorno a destra, uno a sinistra, al telefono un suo interlocutore dettava la linea: «Opposizione o maggioranza non contano un cazzo». Alla fine Oliveri è stato arrestato. Nel marzo scorso ha lasciato il carcere ed è a processo per voto di scambio politico-mafioso. Avrebbe chiesto voti per l’elezione della moglie al comune di Bari, Maria Carmen Lorusso, coinvolta nel procedimento. Ballava da una parte all’altra anche Anita Maurodinoia, diventata assessora regionale, prima dell’indagine che l’ha coinvolta. Ora è imputata di corruzione elettorale insieme al marito Sandro Cataldo, avrebbero condizionato l’esito delle elezioni di un comune e della regione, nel 2020. Elenco lungo quello dei trasformisti, racconto di un modo d’intendere il governo della Puglia.

A Delli Noci comunque viene contestata la ricezione, tramite la sua associazione, di un finanziamento di 5mila euro in vista delle regionali del 2020, alcune cene elettorali e l’interessamento per posti di lavoro, in cambio di quello che i pm chiamano «protettorato» degli interessi del gruppo imprenditoriale. Saranno i giudici a stabilire l’eventuale commissione di reati, l’assessore si è detto in grado di chiarire ogni aspetto della vicenda e di aver agito sempre nell’interesse pubblico. Di certo c’è un comitato d’affari attivo in regione, l’ennesimo, a pochi mesi dal voto che deciderà il futuro della Puglia.

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