I testimoni picchiati in un centro di detenzione hanno parlato di un uomo con la pettorina di un’organizzazione delle Nazioni unite. I pm di Palermo indagano e avrebbero già avviato le procedure per recuperare informazioni in Libia
- I trafficanti di esseri umani hanno contatti ovunque. I testimoni che hanno vissuto nei lager libici riferiscono della presenza di militari, di prigioni confinanti con caserme dove c’erano uomini in divisa e carri armati.
- Nella gestione di questi campi di tortura, secondo quanto riferito da alcuni testimoni vittime dei soprusi, ha avuto un ruolo tale Mohamed decritto come «il libico dell’Oim», cioè l’organizzazione delle Nazioni unite che si occupa di flussi migratori.
- Dalle indagini è anche emerso che il «libico dell’Oim» è legato al comandante Bija, il boss del traffico di esseri umani legato alle istituzioni libiche e ospite di incontri ministeriali europei. Bija era a capo della Guardia costiere libica nella zona di Zawyia, cugino, come ha scritto Nello Scavo su Avvenire, di Ossama, il capo del campo governativo di Zawya su cui indaga la procura di Palermo e dove, secondo i testimoni, si trovava Mohamed.