Vecchia e nuova Ndrangheta si incrociano nell’ultima operazione dell’Antimafia nata da un coordinamento tra le direzioni distrettuali di Milano e Reggio Calabria che hanno portato a un centinaio di fermi tra la Lombardia, la Calabria e la Toscana.

Cinquantaquattro le persone finite in carcere solo tra Como e Varese, e di queste 27 sono indagate per associazione di stampo mafioso, oltre che per estorsione, usura e reati di tipo economico.

I fermi rientrano nell’inchiesta «Cavalli di razza», condotta grazie al lavoro della Squadra mobile di Milano, dello Sco di Roma e dalla Guardia di Finanza di Como che ha scoperchiato un sistema affaristico in Lombardia che mette in evidenza i nuovi metodi di infiltrazione e controllo del territorio della criminalità di origine calabrese, legate alla famiglia Molè in questo specifico caso. Un sistema di cui si sono avute le prime avvisaglie grazie a precedenti inchieste per bancarotta condotte dalla procura di Como negli anni passati.

Lo hanno spiegato bene i pubblici ministeri milanesi che hanno coordinato le indagini, a cominciare da Alessandra Dolci che è a capo della Dda e che ha parlato di «cambio di strategia» della ndrangheta che è passata da reati di tipo «predatorio» a reati economici nei quali reinvestire i proventi delle estorsioni, quali le distrazioni tipiche delle bancarotte e i reati fiscali resi possibili dalle società cartiere messe in piedi solo per gonfiare fatture e ingrassare i portafogli della criminalità.

Gli investigatori italiani hanno avuto anche l’appoggio della magistratura svizzera grazie alla quale si è individuato un traffico di armi che dal paese elvetico arrivavano in Italia.

La vicenda

Nelle 1500 pagine circa del decreto di fermo si ricostruiscono alcune vicende che attirato l’attenzione degli inquirenti: tra queste il passaggio di alcuni imprenditori e politici locali dal ruolo di vittime di estorsione a quello di collusi con questo sistema.

Uomini d’affari che hanno aperto la porta di alcuni consorzi che raggruppano imprese e cooperative della logistica e dei servizi alle imprese criminali, fornendo loro la possibilità di lavorare e lucrare in questo settore in grande sviluppo.

Tra coloro che hanno favorito questa evoluzione imprenditoriale della criminalità vi sono l’ex sindaco di Lomazzo (Co) Marino Carugati e un imprenditore che a cavallo tra gli anni 80 e 90 è stato assessore dello stesso comune, Cesare Pravisano. I due, nella ricostruzione della Dda, avrebbero suggellato il loro patto in un incontro del 2010 a Gioia Tauro.

In questo sistema è finita anche una grossa realtà imprenditoriale comasca, la Spumador. Una società del gruppo olandese Refresco famosa per l’acqua minerale a marchio Sant’Antonio che ha fatturato 182 milioni di euro nel 2020. Una realtà importante che per anni è stata assoggettata ai ricatti delle persone arrestate che hanno gestito tutta la sua logistica distributiva.

Nessun dirigente di Spumador risulta indagato. L’inchiesta ha ricostruito anche gli investimenti mafiosi nel famoso ristorante milanese «Unico Milano», aperto in cima a una torre (e anche all'interno dell'Expo del 2015) efrequentatissimo da starlette e influencer, oggetto infine di un'interdittiva antimafia della prefettura nel 2018. Nel ristorante avrebbero investito ingenti somme alcuni degli arrestati.

Carugati e Pravisano non sono gli unici due politici evidenziati dagli inquirenti. Tra i fermati anche Luciano De Lumè, ex assessore di Fino Mornasco (Como), sede di una potente locale di ndrangheta, indagato per bancarotta di alcune società.

Vi sono poi pesanti ombre anche su Nicola Fusaro, attuale assessore al commercio e attività produttive di Lomazzo eletto per il centrodestra (una lista composita Lega – Forza Italia). Di lui parlano alcune persone intercettate che lo definiscono come potenzialmente un «corrotto» perché, sarebbe stato in grado di far confluire sulla propria lista i voti di un calabrese, «che è un personaggio qui di Lomazzo che ha in mano 300 calabresi, sposta i voti a suo piacimento.

Nel 2014 li spostò su Valeria Benzoni (ex sindaco di Lomazzo recentemente assolta dalla Corte di Appello di Milano dal reato di concussione dopo una prima condanna, ndr), quest'anno sembra che li abbia spostati su di noi…».

Con Fusaro, invece, viene intercettata Federica Bernardi, attuale dirigente di Regione Lombardia e membro dell'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale. Bernardi, di Forza Italia, viene messa in guardia dall'avere rapporti con l'ex sindaco Carugati che sarebbe«colluso» con la ndrangheta.

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