Sotto accusa è finita la banda dei buoni che al ministero dell’Istruzione aveva costruito un piccolo impero, di potere e relazioni, che utilizzava i copiosi fondi ministeriali in nome del bene, ma favorendo gli amici.

Giovanna Boda, dirigente e capo del dipartimento delle risorse umane del Miur, è indagata per corruzione, due suoi collaboratori sono finiti ai domiciliari, Federico Bianchi di Castelbianco, editore di Dire, presidente della società italiana di ortofonologia, è finito in carcere.

L’inchiesta della procura di Roma, pm Paolo Ielo e Carlo Villani, condotta dalla guardia di finanza, svela il sistema di corruttela che avrebbe per tre anni condizionato gli affidamenti al ministero dell’istruzione. Tra le contestazioni mosse agli indagati anche la rivelazione del segreto istruttorio.

Lo scorso aprile, durante le perquisizioni, Boda ha tentato il suicidio e si è salvata miracolosamente. Dall’indagine odierna emergono i presunti scambi corruttivi. Boda avrebbe ricevuto promesse e utilità per un valore di oltre 500 mila euro in cambio di affidamenti pilotati per 23 milioni di euro.

Al ministero, Bianchi di Castelbianco, aveva piazzato diversi suoi collaboratori che lavoravano con Boda e che avrebbero fatto da postini delle regalie e provvigioni che l’imprenditore ha donato alla dirigente.

Le lezioni private di un congiunto, la carta di credito prepagata, promesse di acquisto di immobili, beni di consumo, canoni di locazione, trattamenti medici sono alcune delle utilità che l’imprenditore ha garantito alla dirigente. In cambio l’imprenditore è riuscito a condizionare almeno 23 milioni di euro di affidamenti, aveva un posto privilegiato quando si trattata di orientare i soldi pubblici, insomma aveva messo casa al ministero tramite Boda e i suoi fedelissimi.

Boda è una delle più alte funzionarie dello stato, retribuita con il massimo dello stipendio previsto, 240 mila euro, in rapporti ottimi con i vertici della Repubblica, che ha disposto finanziamenti verso iniziative della legalità molto note, come la nave che ogni anno porta gli studenti nei luoghi delle stragi di mafia.

Al ministero, secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri, avrebbe costruito un sistema di potere finalizzato a favorire l’imprenditore corruttore senza che nessuno si accorgesse di niente. I ministri che si sono succeduti non avevano contezza delle modalità di distribuzione dei fondi e del cerchio magico di Boda.

La scuola cassa dove passavano soldi e fondi si trova a Rieti, il Costaggini, i flussi di denaro in transito avevano insospettito, ma nulla era cambiato. Il suo potere era intoccabile perché alto in grado e perché donna di relazioni con le alte cariche dello stato.

A carico di Boda è stato disposto il sequestro di somme pari a 340 mila euro. In procura a Roma c’è anche un’altra indagine per istigazione al suicidio, pubblico ministero Alberto Galanti, per scoprire la talpa che con la fuga di notizie avrebbe condotto, lo scorso aprile al tentativo della dirigente di togliersi la vita. 

© Riproduzione riservata