Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo contro le aperture differenziate della scuola regione per regione: «Leggo con grande preoccupazione l’elenco, impressionante, delle decisioni prese dai diversi presidenti di regione in merito al ritorno in presenza degli studenti delle scuole superiori». Lo ha scritto un una lettera indirizzata al Corriere della sera: «È veramente difficile comprendere come un Paese “normale” possa avere regioni che, per qualche milione di studenti, danno indicazioni di ritorno a scuola il 7 gennaio, qualcuno ipotizza l’11, altri il 18; qualcuno rimanda alla fine del mese, altri addirittura lasciano libertà di decisione agli studenti se andare a scuola o continuare la Dad».

Miozzo aggiunge: «Guardando l’attuale disastrosa situazione dell’universo scolastico, le innumerevoli, diversificate ed improvvisate soluzioni decise in piena autonomia dai presidenti di Regione (e spesso dagli stessi sindaci), viene spontaneo chiedersi per quale ragione non si mette in atto un meccanismo di decisione centralizzata che superi il potere delle autorità del territorio. Mi chiedo, proprio alla luce di questa sorta di 'anarchia didattica', perché non sia possibile imporre decisioni da adottare in relazione a precisi parametri di compatibilità e di rischio dei territori, ben consapevoli di ciò che il complesso mondo della scuola rappresenta nel contesto di questa incredibile crisi. Una centralità decisionale che metta in evidenza la necessità di considerare il tema della scuola, della salute psicofisica dei nostri giovani come vera priorità del nostro Paese».

Liceali untori

L’idea che i liceali siano particolarmente contagiosi, aggiunge, è una notizia falsa: «In tema di comunicazione - prosegue Miozzo - mi piacerebbe sapere il suo giudizio su esperti di settore che parlano impropriamente di studenti liceali come soggetti 'fortemente contagiosi', in altri termini gli untori della società ed i killer della popolazione più anziana; piuttosto che politici del territorio che invocano la chiusura delle scuole per «evitare una strage».

La strage, accusa il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, «nel nostro paese è avvenuta a causa di decenni di distrazione sugli investimenti in sanità pubblica, sulla gestione poco appropriata di molte Rsa e della assoluta assenza di risorse nel settore della sanità scolastica».

Miozzo però ha un’opinione meno polemica sulle riaperture di centri commerciali, impianti sciistici e ristoranti: «Si discute, giustamente, in modo animato ed approfondito facendo riferimento alla necessità di mantenere in vita la nostra economia». Tuttavia «mon vedo altrettanta attenzione sul dramma di milioni di ragazzi che da quasi un anno, dal 4 marzo del 2020, sono reclusi a casa in una non sempre efficiente didattica a distanza che in molti casi ha solo accentuato le differenze di classe penalizzando in modo drammatico che non dispone di mezzi idonei». Per Miozzo potrebbero generarsi problemi psicologici per gli studenti: «La salute mentale dei nostri ragazzi, caro direttore, non sembra avere valore e peso nelle parole di molti politici del nostro paese e di questo sono profondamente, tristemente dispiaciuto».

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