Dopo le dimissioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte il centrodestra ha assunto una posizione unitaria e oggi si presenterà con una delegazione unica alle consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il riavvicinamento tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, e conseguentemente tra la Lega e Forza Italia, passa anche da quanto accaduto in Lombardia, regione che rappresenta per entrambi i partiti il luogo delle origini e dove è ben radicata la loro base elettorale.

La gestione della crisi pandemica, gli scivoloni dell’assessore al Welfare, Giulio Gallera, le rivelazioni sui conti svizzeri del presidente Attilio Fontana, la cui immagine era già stata compromessa dalla vicenda dell’azienda di camici del cognato, hanno contribuito alla perdita di consensi della Lega e aperto uno scontro nel partito.

A inizio settembre, in una riunione alla presenza dello stato maggiore della Lega, a Matteo Salvini viene prospettata un’ipotesi irricevibile per l’ex ministro dell’Interno: le dimissioni di Fontana. Erano state settimane difficili, con il presidente che appariva molto stanco e che, a fine luglio, aveva anche rinunciato a partecipare, «per un piccolo incidente», a un importante evento del partito organizzato in Emilia Romagna.

Fontana però rassicura tutti: «Se qualcuno pensa, si illude, immagina che io possa mollare, non ha capito niente. Non sono certo queste le ragioni che mi possono fare allontanare dall’impegno che mi sono preso con i lombardi e che voglio onorare fino alla fine del mio mandato».

In realtà le preoccupazioni aumentano. «Quello che terrorizzava Fontana erano i possibili sviluppi relativi alla questione dei conti esteri di famiglia che si aggiungeva all’impreparazione e agli errori nel contrasto al Covid-19», dice un esponente del centrodestra lombardo. Ma per Salvini le possibili dimissioni di Fontana avrebbero probabilmente prodotto un ulteriore calo nei sondaggi.

Così inizia una mediazione che convince il presidente a restare. Tutto rientra, ma si inizia a parlare di rimpasto. Che con il passare dei giorni diventa qualcosa di più della inevitabile sostituzione di Gallera, assessore in quota Forza Italia.

Le scelte sulla squadra di governo, infatti, sono un investimento sul futuro. E sono strettamente legate al fatto che Fontana non sarebbe disposto ad accettare la sfida di una ricandidatura. Così entra in gioco Letizia Moratti. «Tenacia, competenza e spirito di servizio. Buon lavoro a Letizia Moratti, nuovo vicepresidente e assessore al Welfare di regione Lombardia», scrive il presidente sui social presentando la “nuova” arrivata.

All’inizio, per sostituire Gallera, si era pensato di scegliere un tecnico come Alberto Zangrillo, medico personale di Berlusconi. Ma alla fine si è deciso di fare una scelta nel presente che lasciasse intravedere una strada per il futuro.

Dopotutto la Lombardia per il centrodestra è un bacino elettorale fondamentale, un modello da difendere, la roccaforte inespugnabile, dove da quasi tre decenni governa con continuità. Così Berlusconi suggerisce, trovando l’accordo con Salvini e con lo stesso Fontana, il nome di Moratti, già sindaca di Milano, già presidente della Rai, in grado di rilanciare l’immagine della giunta e costruire le basi per una sua futura candidatura.

«Capire dove si è sbagliato è un atto di intelligenza. L’idea di strumentalizzare, costruire il nemico che è la Lombardia e chi la governa è profondamente sbagliato, bisogna essere coesi, migliorare l’ottimo lavoro fatto», dice Maurizio Lupi che è stato ministro e assessore a Milano nella giunta Albertini. «Se qualcuno nel centrodestra sposta il tema su quello che succederà tra due anni e mezzo – aggiunge – si dedica a un dibattito sterile. Berlusconi ha proposto Letizia Moratti, Fontana ha contribuito a questa scelta, merito a entrambi che hanno avuto il coraggio di rilanciare e migliorare il percorso intrapreso».

Il prossimo obiettivo

Dopo l’ultimo scontro con il governo sui dati e il colore da assegnare alla regione, la neo assessora accarezza l’idea di una produzione autonoma del vaccino, la scelta migliore per il nuovo inizio. «Anche perché se aspettiamo il commissario Arcuri la campagna vaccinale finisce tra anni», dice Lupi. Letizia Moratti ha idee e disponibilità. «Le campagne elettorali come le fai senza soldi? Quando arriverà il tempo della candidatura Moratti è la scelta migliore in termini di personalità e anche di garanzie perché, come durante le comunali, può disporre di fondi personali per sostenere una sfida che sarà in bilico», dice un esponente del centrodestra.

Moratti ha avuto sempre un rapporto disinteressato con i soldi, non sono il suo problema, non fa certo politica per quello. Lei è una manager prestata alla politica. C’è ancora chi ricorda una riunione di giunta, all’epoca in cui era sindaca, per scegliere il nuovo direttore generale del comune di Milano. Moratti pensava a un manager di sua conoscenza con ottimo curriculum. Quando il manager chiede il compenso, l’allora sindaca dice 250mila euro, ricevendo dal manager come risposta questa domanda: «Al mese?». Ovviamente era un compenso annuale, ma gli stipendi base del “giro Moratti” sono quelli. Così la sindaca ha cambiato idea e scelto Giuseppe Sala, poi diventato sindaco di Milano per il centrosinistra.

Un’altra volta si è presenta, durante la campagna elettorale, al mercato per incontrare i cittadini con due vistosi orecchini di smeraldo suscitando qualche sorriso e risultando leggermente sopra le righe. Nel 2011 Berlusconi ha letto i sondaggi che davano alle comunali Pisapia in vantaggio, ma non ha cambiato candidata perché Moratti per la campagna elettorale era economicamente autonoma.

A distanza di anni l’ex sindaca ha iniziato il suo nuovo impegno da assessora con lo stesso spirito di servizio ribadendo il ruolo del censo e dell’appartenenza con la proposta di distribuire vaccini in base al prodotto interno lordo regionale. Il futuro, in Lombardia, è già passato.

© Riproduzione riservata