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Quelle morti poco chiare all’interno dei Centri per i rimpatri dei migranti

LaPresse
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Cinque morti sospette negli ultimi due anni. Condizioni materiali e sanitarie indecenti. Numerosi fatti di violenza. Le proteste e le ribellioni degli ospiti. Il Garante dei detenuti accusa, il Viminale rassicura 

  • Cinque persone straniere sono morte in circostanze poco chiare negli ultimi due anni nei Centri di permanenza per i rimpatri. Vakhtang Enukidze era uno di loro, il più vecchio, un cittadino georgiano di 38 anni che è deceduto all’ospedale di Gorizia il 18 gennaio 2020.
  • «In relazione a tutte queste vicende, il Garante nazionale ha inviato alla Procura della Repubblica competente una nota di richiesta informazioni in veste di persona offesa; in due casi il Garante ha, altresì, nominato un proprio difensore e un proprio consulente tecnico per gli accertamenti in sede di esame autoptico», si legge nel report che è stato pubblicato il 12 Aprile dall’ufficio del Garante nazionale per i detenuti, Mauro Palma.
  • La risposta ai rilievi e alle raccomandazioni mosse dal Garante dei detenuti non è tardata ad arrivare da parte del Ministero degli Interni che, attraverso una nota firmata dalla funzionaria del Dipartimento per le Libertà Civili e Immigrazione, Michela Lattarulo, ha riferito che «verrà richiamata l’attenzione dei Prefetti affinché, anche in fase di rilascio dal Cpr, vengano prestate le cure e l'assistenza necessarie a tutelare l’integrità fisica dei migranti, nell'ambito del vigente ordinamento». 

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