È morto Bartolomeo Sorge, aveva 91 anni. Gesuita, è stato direttore della Civiltà cattolica. Teologo e politologo, grande esperto di dottrina sociale della Chiesa, si è impegnato contro la mafia. Era attivo sui social, nonostante l’età. Recentemente si era schierato contro i decreti sicurezza di Salvini: «Sono impregnati di razzismo, vanno abrogati». È intervenuto anche quando il cardinale Ruini ha detto che con Salvini bisognava dialogare: «Ruini sbaglia a benedire Matteo Salvini. Il Vaticano fece lo stesso col Duce».

Quando perse la gondola

Sorge non ha risparmiato critiche a Matteo Renzi quando ha fondato Italia Viva: «Renzi, al pari di Berlusconi e Salvini ha la sindrome del salvatore della patria». Nel suo ultimo libro ha svelato di avere appreso che Giovanni Paolo I lo voleva mandare patriarca a Venezia al suo posto, rimasto vacante dopo la sua elezione al pontificato.

«Provvidenzialmente il cardinale Antonio Poma, presidente della Cei, si oppose e la ebbe vinta. Per due motivi. Il primo fu che, dopo la lettera di Enrico Berlinguer al vescovo Luigi Bettazzi, avevo auspicato che i cattolici non temessero di confrontarsi culturalmente con i comunisti. Il secondo, che fin dalla relazione finale che tenni al convegno della Chiesa italiana su "Evangelizzazione e promozione umana" (1976), prevedendo la fine della Dc, mi davo da fare affinché si trovasse un modo nuovo di presenza politica dei cattolici in Italia, diverso dal partito democristiano. Fu così che persi la gondola».

Tre sogni

Nel 2019, in un’intervista a Marco Da Milano per L’Espresso, ha raccontato di avere avuto tre sogni nella vita: «diventare un santo sacerdote gesuita; impegnarmi con tutte le forze nella costruzione della città dell’uomo; realizzare con fede e amore la Chiesa del Concilio, rinnovata, libera dal potere, povera, in dialogo con il mondo».

«Il primo sogno, ahimè, è ancora tale, ma ho fiducia che il Signore lo compirà. Il secondo sogno l’ho visto realizzarsi progressivamente nel lungo arco della mia vita, soprattutto negli anni ’80, quando mi trovai a combattere la mafia che in Sicilia mirava al cuore dello Stato. Gli undici anni vissuti a Palermo li ho passati quasi tutti sotto scorta armata. Agostino Catalano, uno dei miei "angeli", saltò in aria con Paolo Borsellino».

«Purtroppo non potei essere vicino a lui e alla sua famiglia, perché mi trovavo in America Latina. Il terzo sogno lo rincorro da 50 anni, metà dei quali alla Civiltà Cattolica, accanto a tre grandi papi».

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