- Una manciata di anni fa, senza clamori, uscì un libello dalle stamperie Rai-Eri “L’inviato non nasce per caso”, a firma Giampiero (in realtà Gian Piero) Galeazzi, in cui c’era tutto.
- La caricatura di Galeazzi, l’alter ego Bisteccone, non è che fosse menzognera. Giampiero era davvero quello che si imbucava nelle cucine dei ristoranti per fare tête-à-tête con salmoni dalle dimensioni da banchetto matrimoniale, e uscirne con una boccia d’acqua «perché je ‘o dovemo da’ da nuota’ ar pesce, o no?».
- Non gli piaceva dirlo, ma un po’ lo scocciava non aver pensato alla carriera, e non essersi preso una direzione di testata. Per farlo, ben prima della chiusura folkloristica al circo di Domenica In e annessi, avrebbe però dovuto mollare il marciapiede, la curva, la tribuna Tevere. Non era nelle cose. E soprattutto, oggi non saremmo stati qui a farci venire i lucciconi.
Siccome li avrebbe seppelliti con la sua risata registrata all’ufficio brevetti, un eventuale coccodrillo sul «mondo che da oggi è un po’ più povero» e i «rip» da arnesi social, prima di iniziare a soccombere al male che lo ha consumato se l’era scritto da sé. Una manciata di anni fa, senza clamori, uscì un libello dalle stamperie Rai-Eri “L’inviato non nasce per caso”, a firma Giampiero (in realtà Gian Piero) Galeazzi, in cui c’era tutto. C’era quello di Mara Venier, «’a Bistecco’, struca el



