I parlamentari del Movimento 5 stelle hanno annunciato anche quest’anno la devoluzione di parte del loro stipendio per finanziare progetti di utilità sociale. Sono complessivamente oltre 2,7 milioni di euro, «restituiti alla collettività» come si legge in una nota. Saranno devoluti a «varie associazioni impegnate su emergenze economiche e sociali, sul tema dei diritti, su scenari di crisi nazionale e internazionale», ha spiegato il leader del Movimento, Giuseppe Conte, che sui social si è detto «orgoglioso» di questo gesto.

«Una delle tante ragioni che mi rendono orgoglioso di essere il leader del Movimento 5 stelle è il fatto che i nostri parlamentari si decurtano le indennità a loro spettanti per finanziare progetti di utilità sociale. Lo fanno da sempre e l’hanno fatto anche adesso».

I BENEFICIARI

A decidere l’impiego di questi soldi saranno gli iscritti al Movimento, attraverso il voto online. Tra i beneficiari sono già stati selezionati Emergency, l’associazione fondata da Gino Strada che soccorre le vittime dei conflitti nei luoghi di guerra; la Lega del Filo d’oro, che si prende cura di bambini e adulti disabili; il Gruppo Abele, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti, che si occupa di persone con problemi di tossicodipendenza, delle vittime di tratta e dei migranti;  l’Anpas, maggiore associazione nazionale di volontariato laico che si occupa e servizi socio-sanitari; e Nove Onlus, attiva nella formazione professionale di donne, bambini e persone disabili.

«Attraverso la rinuncia dei nostri eletti restituiamo parte delle indennità ai cittadini più bisognosi – ha sottolineato Giuseppe Conte –  un gesto forse piccolo, che però nasconde un’idea grande della politica: impegno, servizio, bene comune».

Nel segno della «DIVERISITà»

Con quelle che ha chiamato «restituzioni alla collettività» il Movimento ha voluto affermare la propria diversità. «Lo abbiamo promesso e lo abbiamo fatto». Il Movimento «anche questa volta si conferma diverso dagli altri», sottolineano. «Una “diversità” che ci piacerebbe – da sempre – fosse contagiosa nei confronti delle altre forze politiche per cui, ancora una volta, anche oggi, lanciamo un appello agli altri esponenti politici: “Fatelo anche voi. Restituite parte di ciò che ricevete. Date anche voi un buon esempio a tanti italiani in difficoltà”». 

L’INDENNITÀ

L’indennità parlamentare, può essere assimilabile a uno stipendio, sebbene concettualmente sia differente da quest’ultimo, lo stipendio implica infatti variabili come il ruolo o l’anzianità. È prevista dall’articolo 69 della Costituzione e regolata da una legge del 1965, che attribuisce agli Uffici di presidenza delle Camere il compito di determinarne l'ammontare.

Attualmente l’importo mensile percepito dai parlamenti come indennità ammonta a 5mila euro per i deputati e a poco più 5.300 per i senatori . Cifre che sono frutto di una politica di contenimento delle spese perseguita dalle Camere a partire dal 2005. In mancanza delle misure di riduzione dei costi dell’Istituzione, ad oggi avrebbero superato i 15mila euro. 

Cinquemila euro costituiscono però un importo netto determinato sulla base di quelli lordi che sono un po’ più del doppio, oltre 10mila euro, su cui vengono poi applicate le ritenute previdenziali (pensione e assegno di fine mandato), assistenziali (assistenza sanitaria integrativa) e fiscali (Irpef e addizionali regionali e comunali). Esiste una piccola differenza, in termini di poche centinai di euro, tra le indennità percepite dai parlamentari che, per ottemperare al loro mandato, sospendono l’attività lavorativa e quelle ricevute dai deputati e senatori che invece continuano a lavorare e che perciò ricevono qualcosa in meno. 

DIARIA e RIMBORSI

Un discorso a parte va fatto poi per la diaria, che è un altra somma accordata dalla legge ai rappresentanti del popolo. Si tratta di un rimborso spese per il soggiorno a Roma. Ammonta a circa 3.500 euro, ma subisce decurtazioni per ogni giornata di assenza dai lavori parlamentari. Esistono poi altre forme di rimborsi, come il rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, per i deputati, di quasi 3.700 euro; il rimborso forfetario delle spese generali di 1.650 per i senatori, comprensivo di spese su trasporti e spese telefoniche. Mentre i deputati godono di uno specifico rimborso forfettario per le spese telefoniche,  fino a 1.200 euro.  Più varie agevolazioni di trasporto e viaggio.

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