Musica contro le autocrazie, la storia di Martello, pianista giramondo per la libertà

Le note di Imagine si levano da un pianoforte nero e vissuto. Sullo sfondo, dietro ad un muro di filo spinato, si intravede il cippo di confine in granito chiaro che segna il confine tripartito tra Lituania, Polonia e l’enclave russa di Kaliningrad. «Ho suonato John Lennon per le persone della Russia. Il mio desiderio è che un giorno anche voi possiate camminare liberamente qui, proprio come lituani e polacchi, senza paure o restrizioni», scrive Davide Martello a commento del video. Kaliningrad è un exclave russa situata tra Polonia e Lituania e separata dal resto della Russia. La zona non é certo la prima che verrebbe in mente per un concerto di pianoforte, ma per questo artista di strada è solo l’ultimo di una lunga serie di concerti a cavallo dei confini del mondo. Martello è interprete delle colonne sonore di varie proteste chiave della storia recente nei Balcani, in Europa e perfino negli Stati Uniti. Italo-tedesco, è conosciuto con il nome d’arte Klavierkunst e gira il mondo con un rimorchio e un grande piano trainato da una bicicletta. Piazza Taksim Le immagini che lo hanno reso celebre arrivano dalla Turchia del 2013. Era la Turchia di Gezi Park, le proteste nate per difendere un angolo verde minacciato dal cemento e poi trasformatesi in un grido collettivo contro l’autoritarismo. Il 14 giugno i media di tutto il mondo pubblicano i video della folla che canta Imagine, guidata dalla musica del «pianista di piazza Taksim». Martello suona per diversi giorni. La performance più lunga dura 14 ore. Alterna melodie famose e conosciute – immancabile l’inno alla libertà e alla resistenza Bella ciao – a qualche composizione propria. Da allora non si è più fermato: ha suonato a Kiev nel 2014 dopo il Maidan, fuori dal Bataclan a Parigi all’indomani degli attentati del 2015, nel 2020 negli Stati Uniti durante le proteste per la morte di George Floyd, e nel 2022 al confine tra Polonia e Ucraina mentre i primi profughi scappavano dall’invasione russa su larga scala. «Il mio ruolo, quando prendo parte alle proteste, è quello di sostenere le persone che ci stanno dietro», dice Martello a Domani. Censura ed espulsioni Quando si viaggia bisogna sempre essere pronti a gestire le difficoltà. Guasti al motore o all’impianto audio installato sul piano, multe, imprevisti di vario tipo: Martello ha imparato a cavarsela negli anni. Ma la censura e le espulsioni, quelle no, sono diventate comuni solo nel 2025. Il primo arriva in Turchia. Il 2 aprile Martello doveva raggiungere piazza Taksim per ripetere l’esperienza del 2013. Ma la Turchia di oggi è un paese diverso da quello che si è trovato davanti dodici anni fa. A marzo il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha arrestato il sindaco di Istanbul e leader dell’opposizione, Ekrem İmamoğlu. La musica come emancipazione: il messaggio di libertà di Luigi Nono La risposta delle piazze è stata immediata. In migliaia sono scesi al grido di «diritti, legge, giustizia». La repressione è stata brutale: gas lacrimogeni, idranti, arresti di massa. Oltre 2.000 detenuti, molti studenti. Erdoğan ha parlato di «terrorismo di strada», minacciando l’opposizione. Ma, forse anche per questo, le piazze non si sono svuotate. In questa atmosfera Martello è riuscito a raggiungere la piazza bloccata e ha iniziato a suonare. Quindici minuti, racconta, prima che 20 poliziotti lo circondino, cercando di forzarlo a pubblicare un post per cancellare l’appuntamento annunciato. Ma, in un momento di distrazione delle forze dell’ordine, tira fuori il suo secondo telefono e pubblica un post spiegando cosa sta succedendo. Poco dopo, Martello viene espulso con un decreto formale e una scorta di poliziotti in borghese. Il rimorchio del pianoforte, racconta, riporta un danno ai freni idraulici causato dalla polizia turca che lo mette in pericolo sulle strade scoscese tra Turchia e Bulgaria. In Iran si suona per la libertà: il musicista che sfida gli ayatollah Pochi giorni dopo, stessa scena in Serbia. Il pianista è arrivato a Novi Sad, la città dove le proteste sono scoppiate dopo il crollo, il 1° novembre 2024, della pensilina della stazione appena rinnovata. Sedici morti. Il governo ha negato qualsiasi responsabilità, ma più passa il tempo, più è chiaro che è stata la corruzione a uccidere. Di fronte all’ennesima tragedia e all’ennesimo processo che sembra destinato all’insabbiamento, gli studenti sono scesi in piazza. Su ordine del presidente serbo, Aleksandar Vučić, diverse proteste sono state represse nel sangue dalla polizia. Manifestare è diventato sempre più pericoloso. Martello ha suonato a Novi Sad ad aprile, accolto da una folla calorosa: persone di tutte le età si sono alternate al pianoforte, tra motivetti improvvisati e applausi. Il giorno dopo, però, la scena di Instanbul si è ripetuta: una scorta di poliziotti lo ha accompagnato fuori dal paese. In omaggio, un foglio di via e il divieto di rientrare in Serbia per un anno. «Non mi era mai capitato prima di essere espulso», dice. Ho suonato a bordo della Ocean Viking: il concerto più intenso e incredibile della mia carriera Per lui è chiaro che la situazione, in termini di libertà di espressione, «sta peggiorando. Penso che la musica abbia un messaggio potente, in generale, puoi esprimerti molto liberamente attraverso la musica e l’arte. E si vede subito che nei paesi autoritari l’arte è censurata: il teatro, i concerti sono controllati. Se metti l’arte in un paese autoritario c’è una possibilità che si dica qualcosa di politico. Quello che faccio io è molto chiaro: suono per le persone, per la democrazia, e quello è un pericolo per gli autocrati».