La Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, si è resa protagonista di una vasta operazione di arresti nei confronti dello storico clan cosentino dei Muto di Cetraro.

In totale sono 33 gli indagati, dieci di loro sono stati arrestati e condotti in carcere, otto sono finiti ai domiciliari e per quindici imputati invece è stato previsto l’obbligo quotidiano di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti; produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti; estorsione aggravata dal ricorso al metodo mafioso e detenzione illegale di armi da fuoco.

L’inchiesta “Katarion”

Le indagini sono iniziate nel giugno 2016 e secondo gli inquirenti hanno evidenziato come il noto sodalizio mafioso, egemone sulla zona del Tirreno cosentino, si stava riorganizzando. «Le indagini hanno documentato che gli assetti puntavano nuovamente sul core business dei Muto, che è proprio lo spaccio di droga» ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, il colonnello Piero Sutera. La consorteria criminale si era avvalsa anche di un broker operante nell’area della Locride da dove arrivava la cocaina, invece la produzione di marijuana avveniva in maniera autonoma. Grazie al contenuto dell’inchiesta le forze dell’ordine hanno smantellato diverse piazze di spiaccio a Scalea, Diamante, Belvedere Marittimo, Cetraro e altre cittadine della costa.

Inoltre, gli uomini dell’Arma dei carabinieri di Cosenza nel corso di una perquisizione nei confronti di un esponente di spicco del clan hanno rinvenuto anche un bunker già ultimato. Inoltre, le forze dell’ordine hanno sequestrato anche 700 grammi di cocaina e due chili di hashish.

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