«Nel mondo post-Covid non dovrebbero esistere». La prima tappa del campionato mondiale di rally, tenutasi a Montecarlo lo scorso 24 gennaio, ha scatenato proteste dei gruppi ambientalisti. «È inaccettabile che questo evento contribuisca ancora una volta all’aumento dell’inquinamento atmosferico e acustico, alla promozione di comportamenti stradali irresponsabili, all’incitamento a pratiche inquinanti, alla spesa sconsiderata di denaro pubblico».

I dati sembrano parlare per loro: le auto da rally sono quelle che consumano di più nel mondo dei motori con oltre 50 litri di benzina per 100 chilometri, mentre le auto da Formula 1 si fermano a 45 litri per 100 e le auto private a poco più di 6 per 100 chilometri. Eppure, anche in questo periodo, segnato dall’epidemia di Covid-19 i rally, così come tutto il mondo del motorsport che comprende diverse competizioni sportive come la Formula 1, la Formula E, la nuova Extreme E, non hanno mai interrotto la loro marcia verso la sostenibilità.

Cambiare mentalità

Un cambiamento non facile se si pensa che questo comporta profonde modifiche sia nello sviluppo delle macchine che negli spostamenti di spettatori e scuderie nei giorni di gara, una delle fonti più inquinanti come racconta Espn che ha rilevato come nel 2018 il 45 per cento delle emissioni della Formula 1 provenisse da lì.

«I tempi sono cambiati: tutto il mondo del motorsport va verso la direzione della sostenibilità. Sarebbe sbagliato però escludere alcuni sport a danno di altri perché tutti nel loro piccolo fanno la loro parte per l’ambiente», dice Raffaele Pelillo, vicepresidente della Fia Electric and New Energy Championship Commission e presidente della Commissione mobilità sostenibile in Aci sport.

L’impegno di Federazione e autodromi

Il mondo motoristico è piuttosto ampio e variegato ma la direzione sembra legata a ciò che chiede il mercato. «Non è un caso che tutte le competizioni stiano cercando formule sostenibili: questo chiedono i consumatori, coloro per i quali le scuderie lavorano». Il 2021 vedrà la quota di mercato di auto elettriche arrivare al 15 per cento in Europa e toccare il 32 per cento a livello mondiale entro il 2030. Per questo il motorsport ha iniziato a cambiare registro: la Formula 1, adesso alle prese con le nuove power unit ibride, diventerà a zero emissioni nel 2030. Lo stesso passaggio lo faranno i rally che, a partire dal 2022, passeranno a un sistema propulsivo ibrido.

«E poi ci sono la Formula E, competizione nata sette anni fa dove gareggiano le monoposto elettriche, che sta avendo un grande successo e da quest’anno anche la Extreme E, macchine da rally completamente elettriche. Questi sono tutti esempi di macchine spettacolari dal punto di vista sportivo che però non fanno male all’ambiente». E anzi spesso portano avanti progetti interessanti. «In occasione del Rally di Sardegna, che si tiene ogni anno a giugno tra Olbia e Alghero, abbiamo spesso portato vetture da competizione 100 per cento green nel parco di Porto Conte, una delle aree naturalistiche più suggestive dell’isola, e avviato campagne di sensibilizzazione dei cittadini nei confronti dell’ambiente». Un modo utile per capire la maniera in cui ci muoveremo in un futuro che sarà «sempre più orientato, in epoca post-Covid, a un ritorno alla mobilità individuale».

Non è cambiato invece l’impegno degli autodromi: anche durante la pandemia e senza l’assillo degli spettatori l’obiettivo è quello di mantenere sempre alti i livelli di sostenibilità.

«Speriamo di mantenere le tre stelle Fia anche quest’anno», si augura Antonio Turitto, direttore generale del Rally di Sardegna. Il riferimento è al certificato di sostenibilità che la Federazione internazionale rilascia ogni anno alle piste e alle scuderie particolarmente virtuose sul fronte ambientale e che va da una stella sino al massimo di tre.

«È una procedura molto meticolosa, che ci obbliga a dichiarare la tipologia del materiale che usiamo, la raccolta differenziata dei rifiuti e anche il modo in cui le squadre si spostano nei giorni di gara». Nel corso degli anni la gara sarda ha svolto un’attività molto importante di riduzione delle emissioni. Secondo i dati di Aci sport, che ha analizzato l’attività del rally tra 2018 e 2019, l’organizzazione della corsa motoristica ha sensibilmente aumentato la quota di smaltimento dei rifiuti, riducendo complessivamente la quota di Co2 prodotta di oltre 27 tonnellate. «L’attività di rendicontazione è fondamentale: da anni cerchiamo di compensare l’anidride carbonica prodotta piantumando alberi nelle aree protette e controbilanciando quanto emesso. L’ambiente dobbiamo tutelarlo tutti, anche noi».

Una filosofia molto simile a quella dell’autodromo di Monza, presente all’interno del parco della cittadina lombarda. «A dicembre 2020 abbiamo ricevuto la nostra prima stella di cui siamo molto orgogliosi», dice la direttrice generale Alessandra Zinno. Una stella che arriva dopo un lungo impegno di sostenibilità ambientale che ha portato nel solo 2020 a controbilanciare le emissioni della gara di rally con la piantumazione di 100 alberi di carpino bianco. «Ogni evento sportivo che viene ospitato sulla pista ha l’obbligo di rispettare determinati standard ambientali. L’autodromo ci tiene molto a mantenere alto questo livello di eccellenza e credo che tutto il mondo del motorsport debba guardare agli eventi fuori dal contesto Fia per fare un altro passo avanti dal punto di vista ambientale. È un impegno che ci chiedono anche i promoter».

Una scelta green

Anche le scuderie però non stanno a guardare. È il caso degli inglesi di Envision Virgin Racing, team di Formula E, diventati la prima squadra motoristica ad aver sottoscritto il programma “Sports for Climate Action” della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Un atto che però non è mera testimonianza. «Scegliere di farne parte credo fosse naturale per noi, vista la storia della nostra squadra e della competizione della quale facciamo parte. Ma noi ci poniamo un obiettivo persino più ambizioso: ci piacerebbe poter guidare la comunicazione del mondo motoristico verso la sostenibilità ambientale. Partecipare alle gare e vincerle è il nostro lavoro ma il nostro fine è un altro», dice Sylvain Filippi, amministratore delegato della squadra e presidente dell’associazione dei team di Formula E.

Una scelta che si unisce ai riconoscimenti ottenuti, come il raggiungimento delle zero emissioni e le tre stelle Fia per la sostenibilità. «Sono impegni faticosi, che obbligano gli ingegneri e i nostri dipendenti a fare determinate scelte ogni giorno. Ma sapere di fare qualcosa per il bene di tutti credo sia una grande spinta a migliorarsi». Per questo il mondo dei motori può veicolare un messaggio positivo anche fuori. «Il motorsport si adegua sempre alle regole del mercato e per molti è una marcia senza ritorno in direzione del green. Credo però che i motori possano fare molto per educare le persone al rispetto dell’ambiente, ognuno nella sua maniera. Per il passaggio totale del mondo dei motori alla sostenibilità serve però tempo: Roma non fu costruita in un solo giorno».

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