Toda gioia, beato chi ce l’ha. A Neymar ci sono voluti 502 giorni per riscoprire la sua. Era sempre stata lì, a portata di gol. Ma i gol bisogna saperli fare altrimenti è una saudade, che nostalgia. Il trentatreenne brasiliano ha interrotto un digiuno durato più di sedici mesi trasformando il calcio di rigore nella vittoria del Santos per 3-1 contro l'Agua Santa.

«Sono felice di giocare di nuovo. Sento che sto migliorando. Non vedevo l'ora di segnare e volevo dedicare questo gol ai tifosi e alla mia famiglia». Per molti è la chiusura di un cerchio. Neymar era tornato al Santos dopo che l’Al-Hilal, la squadra della Saudi Pro League, aveva accettato di rescindere il contratto di comune accordo con il giocatore. Troppi infortuni, che vada pure da un’altra parte. Anche gli sceicchi hanno un cuore.

Così Neymar ha scelto di tornare alle origini, al Santos, dove nacque la sua leggenda, quella di O Ney, il ragazzino elastico e flessuoso che dribblava anche se stesso. Era stata la prima squadra della sua carriera. La stessa che se ne sta prendendo cura adesso perché Neymar ha bisogno di rilanciarsi. Spero, ha detto il numero 10, «che sia l'inizio di una grande era per il Santos. Sapete l'amore che provo per questo club, finché sarò qui darò sempre il massimo».

Un matrimonio di convenienza

A pensar male ci si azzecca. Magari non sempre, ma spesso sì. E va bene la storia d’amore tra Neymar e il Santos, anche se quello tra i due pare molto di più un matrimonio di convenienza. Il club brasiliano aveva bisogno di centrarsi, di dare un senso a una stagione sgangherata, e i figli che ritornano dopo aver vagabondato questo effetto un po’ lo sanno dare. Invece Neymar aveva bisogno d’affetto, di casa, di calore. Bingo.

«Perché ho firmato un contratto di soli sei mesi? Perché volevo fare le cose con calma, ci stiamo aiutando, io e il club, l'uno con l'altro e qui mi stanno aiutando a ritrovare la gioia di giocare al calcio. Non ho voluto fare un contratto lungo perché non sapevo come mi sarei sentito e cosa sarebbe successo in questi mesi. Io voglio fare tutto con calma, un po' alla volta. Intanto sono felice per il gol e perché sento che la mia condizione fisica sta migliorando».

A inizio febbraio, quando lo hanno presentato, c’era la pioggia. Altro che notte buia e tempestosa: per lui hanno fatto fuochi d’artificio, luci, show. «Sono tornato per giocare, per essere felice, per segnare gol e per aiutare il Santos». C’era pure Edinho, il figlio di Pelé, che lo ha accompagnato sul campo di Vila Belmiro.

Nel 2013, quando lasciò il club, O Ney fece una promessa: «Me ne vado, ma tornerò». Molti anni dopo Neymar, fattosi uomo, dal palco, con le lacrime che gli venivano giù, non è riuscito a tacere: «Sono partito da qui che ero bambino, ho viaggiato per il mondo e sono tornato praticamente da eroe. Sono felice, piango lacrime di felicità».

Ma secondo molti (compreso il portale brasiliano Ser), Neymar avrebbe un altro piano per sé e la sua carriera: rimettersi in forma con il Santos, tornare in Europa (magari al Barcellona) e poi chiudere la carriera dopo il Mondiale 2026.

I milioni del Psg

Bello e incompiuto, Neymar. Con Messi scatta la catarsi. Con Cristiano Ronaldo l’evocazione dell’eterno. A Neymar resta il sentimento, e questo lo rende più umano. Fuori dalla lotta per la conquista dell’olimpo, Neymar ha cercato almeno di non perdere il sorriso. E ovviamente di fare soldi.

In un'intervista a El Primo Rico raccontò di quella volta che capì che nella sua famiglia non ci si poteva permettere il lusso di un biscotto. «Abbiamo sempre avuto difficoltà, ma non ci è mai mancato nulla di basilare, come il cibo. Ricordo di aver detto a mia madre che volevo mangiare un biscotto ma non avevo soldi per comprarne uno. Lei aveva cercato di consolarmi. Le ho detto: “Diventerò ricco e comprerò una fabbrica di biscotti”. A volte me lo ricorda».

Il Psg lo acquistò per 222 milioni di euro. E giornali fecero i conti per capire quanti soldi guadagnava al giorno, all’ora, al minuto. Accusato di simulare un po’ troppo spesso, Neymar è anche diventato un meme. Il pronto soccorso pubblico portoghese utilizzò una sua foto piangente a terra per ricordare che il 75,8% delle chiamate al 112 non riguardano vere emergenze.

Ha cambiato acconciatura centinaia di volte: ossigenata, rasata, colorata, mesciata, patinata; tagli retrò, alla moda, all’avanguardia. Ma quando qualcuno gli chiese cosa avrebbe fatto per la vittoria della Champions, Neymar disse: «Mi tingo di biondo». Sai che fantasia. Alla moda, O Ney non ha mai perso occasione per finire sulle copertine: «La moda è una forma di espressione. La gente capisce chi sei da come ti vesti. Ma il role model è certamente David Beckham».

Prima di Russia 2018 gli chiesero chi fosse il calciatore più forte al mondo. Una questione delicata, c’erano in ballo i destini del calcio. Neymar ci pensò su e in un bagno di umiltà rispose: «Io. Perché Messi e Cristiano Ronaldo sono di un altro pianeta». Almeno ci ha sempre scherzato su.

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