Mentre i paesi ricchi si accapigliano per assicurarsi che le case farmaceutiche rispettino gli accordi di fornitura dei vaccini anti Covid-19, i paesi in via di sviluppo sono rimasti sostanzialmente esclusi dalla campagna vaccinale, e lo saranno ancora a lungo.

All’inizio di dicembre la People’s Vaccine Alliance, che include tra gli altri la ong Oxfam, ha stimato che il 90 per cento della popolazione dei paesi a basso reddito non avrà accesso al vaccino nel 2021, mentre i paesi ricchi, che costituiscono il 14 per cento della popolazione mondiale, hanno già opzionato il 53 per cento della produzione dei vaccini più promettenti. Tra questi spicca il Canada che ha prenotato un numero di dosi con cui potrebbe vaccinare cinque volte la sua popolazione.

I pericoli

Il virus dovrebbe ormai averci insegnato che la risposta più efficace è quella coordinata. In un’economia caratterizzata da catene del valore estremamente integrate e interconnesse, nessun paese potrà riprendersi da solo, nemmeno l’insieme di quelli più ricchi. Dunque, se la campagna di vaccinazione lascerà troppo indietro i paesi in via di sviluppo, anche le economie dei paesi ricchi ne soffriranno. Ma quanto?

Risponde a questa domanda uno studio recentemente pubblicato da un gruppo di economisti, guidato da Sebnem Kalemli-Ozcan, professoressa alla University of Maryland. I ricercatori hanno elaborato lo scenario in cui le economie avanzate immunizzano completamente la popolazione suscettibile entro aprile, mentre i paesi in via di sviluppo riescono a vaccinare solo la metà dei loro cittadini entro la fine dell’anno. In questa circostanza la perdita economica globale ammonterebbe a 3.763 miliardi di dollari in più rispetto al caso in cui la campagna di vaccinazione procedesse ovunque con lo stesso ritmo con cui va avanti nei paesi ricchi.

Il 50 per cento di questa perdita sarebbe sofferta dalle economie avanzate. In uno scenario più estremo, in cui i paesi in via di sviluppo non hanno alcun accesso alle vaccinazioni e dunque l’epidemia viaggia incontrollata sui loro territori la perdita globale sarebbe quasi doppia, 6.144 miilardi di dollari (di cui le economie avanzate pagherebbero più del 40 per cento).

Interconnessioni

La dinamica che sottintende queste stime è la seguente: con l’epidemia che continua a imperversare nei paesi in via di sviluppo sia la domanda che l’offerta di merci intermedie (prodotti non finiti) inciderebbe sulla produzione dei paesi ricchi che vedrebbero da una parte diminuire il volume delle loro esportazioni e dall’altra rallentare il loro ritmo di produzione a causa della difficoltà di reperire sul mercato internazionale le componenti che sono indispensabili alla realizzazione del prodotto finito.

Tommaso Monacelli, professore di macroeconomia all’Università Bocconi dove dirige il dipartimento di economia, spiega che «questa interconnessione fa sì che diversi tipi di shock si propaghino a livello internazionale, siano essi dovuti alla pandemia o a interventi di politica monetaria o fiscale».Il risultato dello studio di Kalemli-Ozcan e colleghi aggiunge a quelli di natura etica forti argomenti economici in favore di una campagna di vaccinazione che sia globale fin dalle sue prime fasi. Vaccinare tutti non è, insomma, solo questione di filantropia.

 

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