L’epidemia continua a crescere lentamente, con oltre settemila nuovi casi di Covid-19 registrati nelle ultime 24 ore. Di fronte a questi numeri, il governo potrebbe decidere già oggi di spostare in zona gialla Sicilia e Sardegna.

Pandemia e restrizioni, che sembravano destinate alla scomparsa dopo l’arrivo dei vaccini, tornano ad affacciarsi e lo fanno prima ancora della fine dell’estate e dell’arrivo della stagione fredda.

Secondo politici e commentatori, i responsabili di questa situazione sarebbero i “novax” e tutti coloro che esitano a vaccinarsi per paura od ignoranza. Si tratta però di una comoda scusa.

Tutte le statistiche indicano che l’esitazione a vaccinarsi non ha ancora iniziato a influire sulla campagna vaccinale. Il numero di somministrazioni rimane alto e il vero collo di bottiglia resta il numero di dosi consegnate delle aziende produttrici.

A complicare la campagna vaccinale sono state semmai le priorità decise da governo, commissario straordinario e singole regioni.

Come abbiamo scritto più volte su Domani, la strada seguita negli ultimi mesi è stata quella di vaccinare il numero più alto di persone possibili, senza andare tanto per il sottile su fasce d’età e di rischio.

Le regioni, con il consenso del commissario all’emergenza Covid, hanno fatto a gara per abbassare l’età di vaccinazione il prima possibile e per mantenere alti i numeri di somministrazioni, così da non sfigurare nella classifica nazionale. Il risultato sono livelli di somministrazioni paragonabili a quelli dei nostri vicini europei. Allo stesso tempo categorie vulnerabili, come una parte degli ultra 50enni, sono rimasti indietro e oggi sono proprio loro a riempire le corsie degli ospedali e delle terapie intensive.

I dati

Le somministrazioni di vaccino nelle ultime settimane sono diminuite . Siamo passati dalle oltre 500mila dosi al giorno raggiunte a maggio e mantenute per quasi tutto luglio, alle attuali 250mila circa.

Ma questo calo non è dovuto all’esitazione a vaccinarsi. Il dato più importante che smentisce questa ipotesi è quello delle dosi di vaccino somministrate sul totale di quelle consegnate. Se ci fosse esitazione, vedremmo le scorte accumularsi. Invece, la media nazionale delle somministrazioni è pari a circa il 92 per cento delle dosi consegnate.

Anche le regioni più in difficoltà con il piano vaccinale hanno percentuali simili. La Sicilia, ad esempio, la regioni più colpita dal Covid e accusata di essere un serbatoio di scettici, ha distribuito l’89,5 per cento delle dosi ricevute. La Toscana, d’altro canto, che è poco dietro la Sicilia per numero di nuovi casi, è in linea con la media nazionale.

La situazione delle dosi è così difficoltosa che meno di un mese fa, la campagna vaccinale ha rallentato bruscamente ed è arrivata ad un passo dal fermarsi a causa dell’esaurimento delle scorte.

Il sito di factchecking Pagella Politica ha pubblicato un altro calcolo per dimostrare come non ci sia ancora un problema di esitazione vaccinale. Si tratta dei “giorni di autonomia vaccinale”, ossia la quantità di giorni in cui si può continuare a vaccinare al ritmo delle somministrazioni della settimana precedente sulla base alle scorte disponibili in quel momento.

Più giorni di autonomia ci sono, più significa che le persone esitano a vaccinarsi e le scorte si accumulano. Il calcolo di Pagella Politica mostra che dai primi mesi della campagna vaccinale, i giorni di autonomia sono rimasti pressoché stabili. Per quanto riguarda Pfizer, ad esempio, sono tra 5 e i 10 fin dallo scorso marzo.

Negli ultimi giorni, l’autonomia, in particolare per quanto riguarda le dosi del vaccino Moderna, è cresciuta molto. Ma si tratta soprattutto dell’effetto di un massiccio carico di dosi proprio la scorsa settimana, in concomitanza con i giorni di ferragosto, che hanno segnato, a causa delle ferie del personale medico, una battuta d’arresto delle somministrazioni in tutto il paese (il numero di vaccinazioni cala sempre durante i giorni festivi).

Esitazione

Anche se occupano quotidianamente le pagine dei giornali, gli autentici novax che credono nelle teorie del complotto sono pochi. Difficile avere un numero esatto, ma si stima che difficilmente possano essere più del 5-10 per cento della popolazione, almeno a guardare i tassi di adesione alla campagna degli over 70, vaccinati per oltre il 90 per cento ormai.

Il fenomeno novax, inoltre, sembra meno militante in Italia che in altri paesi. Le manifestazioni dei contrari al vaccino in Italia sono state poche e poco frequentate, poche migliaia di persone nel migliore dei casi. In Francia e Germania, invece, durano ormai da mesi e hanno riguardato in alcuni casi decine e decine di migliaia di persone.

Gli esperti di comunicazioni scientifica consigliano inoltre di distinguere i novax veri e propri da coloro che sono soltanto scettici o spaventati dai vaccini e che potrebbero essere persuasi dall’intervento del proprio medico o tramite campagne di informazione mirate.

Questi ultimi sono molto più numerosi dei novax, ma sono stati, almeno in parte, abbandonati dal piano vaccinale. Piuttosto che concentrarsi su questa categoria difficile da persuadere, ma che per età si colloca di solito nelle fasce a medio-alto rischio, regioni e commissario straordinario al Covid hanno preferito allargare la platea di chi aveva accesso al vaccino e puntare a proteggere chiunque volesse vaccinarsi, tramite l’utilizzo di grandi hub vaccinali e open day aperti a tutti.

Come numerosi medici di famiglia e squadre di vaccinatori sul territorio hanno raccontato a Domani, chi invece era destinato a raggiungere singolarmente le persone più difficili è stato lasciato senza dosi.

Oggi, il 15 per cento della fascia d’età 60-69 anni e il 20 nella fascia 50-59, sono ancora senza una prima dose. Sono almeno quattro milioni di persone. Trattarli tutti come novax incalliti non aiuterà a risolvere il problema.

 

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