«La responsabilità comincia da noi. Vaccinarsi è un dovere». Ieri, in collegamento con il Meeting di Rimini di Comunione e liberazione, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato sull’importanza di vaccinarsi contro il Covid-19 come aveva già fatto lo scorso 28 luglio, quando aveva parlato di «dovere civico e morale».

Mattarella non è il solo. Esclusi Lega e Fratelli d’Italia, quasi tutta la politica e la stampa ricordano quotidianamente l’importanza delle vaccinazioni e i danni che causano i cosiddetti “novax” con il loro rifiuto di vaccinarsi.

Il clima è quello di un paese dove gli scettici del vaccino si annidano in ogni angolo: dalla scuola ai luoghi di lavoro, passando per le caserme della polizia. L’aumento di casi in regioni come la Sicilia, che questa settimana ha evitato di un soffio la zona gialla, viene collegato al relativamente basso numero di vaccinazioni somministrate.

Nel frattempo, medici famosi e dal seguito numeroso sbeffeggiano quotidianamente chiunque sia minimamente spaventato dalla vaccinazione, esponenti di Pd e Forza Italia chiedono che green pass e obbligo vaccinale vengano estesi ulteriormente, mentre il candidato sindaco a Roma Carlo Calenda ha annunciato una manifestazione “provax” per l’11 settembre.

Pericolo novax?

Tutto questo potrebbe far pensare che l’esitazione vaccinale sia un fattore che sta incidendo in modo negativo sulla campagna vaccinale. In realtà, i dati mostrano chiaramente che i no vax non sono ancora divenuti un problema nel nostro paese.

Le somministrazioni proseguono in linea con gli obiettivi fissati dal governo e i rallentamenti delle ultime settimane sono dovuti a fattori che erano già stati previsti: il calo nella consegna delle dosi e le ferie del personale sanitario.

Obiettivi rispettati

Il piano vaccinale prevede di raggiungere l’80 per cento della popolazione vaccinata entro la fine di ottobre, un traguardo ribadito un mese fa dal commissario all’emergenza Covid Francesco Figliuolo.

Ad oggi, i vaccinati con due dosi sono il 61 per cento della popolazione italiana, mentre quasi il 70 per cento ha ricevuto almeno una dose. Proseguendo all’attuale ritmo di somministrazione, che come vedremo tra poco potrebbe accelerare nei prossimi giorni, di qui alla fine di ottobre saranno somministrati circa 10 milioni di dosi aggiuntive, più che sufficienti a raggiungere gli obiettivi fissati entro il primo di ottobre.

Somministrazioni in calo

È vero che il numero di somministrazioni è calato negli ultimi tempi, ma la colpa non è degli scettici, quanto più della mancanza di dosi e delle ferie prese da una parte del personale sanitario nelle settimane centrali di agosto.

A fine giugno venivano distribuite più di 500mila dosi di vaccino al giorno, mentre oggi siamo scesi a meno di 250mila. Ma la percentuale di dosi somministrate su quelle ricevute rimane alta: al momento è pari al 92 per cento, segno che i vaccini vengono utilizzati appena arrivano e che non ci sono scorte che si stanno accumulando in magazzino.

La situazione scorte dovrebbe cambiare la prossima settimana, quando sono attese 5,3 milioni di dosi di vaccini Pfizer e Moderna. Questa consegna si aggiungerà ai quasi 6 milioni di vaccini disponibili al momento e potrebbe portare a un aumento nella velocità di somministrazione (grazie anche al ritorno dalle ferie di agosto di una parte degli operatori sanitari).

Problemi futuri

Il fatto che i novax non siano ancora un problema non significa che non lo saranno in futuro. Nessuno sa quanti siano gli scettici duri e puri, ma l’adesione alla vaccinazione delle fasce d’età più anziane ci dice che difficilmente sono superiori al 5-10 per cento della popolazione.

Molte di più sono le persone semplicemente preoccupate, che potrebbero decidere di vaccinarsi se venissero persuase adeguatamente da campagne mirate o dall’intervento dei medici curanti.

Già oggi abbiamo un’idea di chi possano essere queste persone: chi si trova nella fascia d’età 40-49 anni, il cui tasso di vaccinazione è già stato raggiunto da quello dei 20enni, e la fascia d’età 50-59 anni, di cui solo il 75 per cento ha completato il ciclo di vaccinazione (in queste fasce d’età l’Italia ha fatto peggio di Spagna e Francia, ma meglio di Austria e di tutta l’Europa orientale).

Si tratta in tutto di circa sei milioni di persone non vaccinate, ma con un’età vicina a quelle delle fasce più a rischio.

Raggiungerli e vaccinarli nelle prossime settimane non sarà semplice. Servirà uno sforzo cospicuo e molto impegno da parte degli operatori sanitari, delle regioni da cui dipendono, del governo e del commissario Figliuolo. Fare soltanto nobili appelli, mentre si accusa chiunque abbia anche solo l’ombra di un’incertezza di essere un irresponsabile complottista, rischia invece di non bastare.

 

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