Una vittoria che è anche un colpo al gender gap. Le nazionali finaliste del torneo di calcio femminile alle Olimpiadi di Tokyo, Canada e Svezia, si sono opposte e hanno avuto ragione: la finale si giocherà in un orario e su un terreno di gioco adeguati. Cioè in “condizioni da finale maschile”. Del resto, proprio su questo tema le canadesi e le svedesi avevano insistito: perché non far giocare anche la finale maschile alle 11 di mattina?

Il cambio di programma avviene con sole 24 ore di anticipo rispetto alla programmazione originaria. Invece rimane presente la figuraccia degli organizzatori, che addirittura raddoppia. Avevano fissato una calendarizzazione indecente per far giocare l’ultimo atto del torneo calcistico femminile. E il fatto che abbiano dovuto arrangiare di gran fretta una soluzione alternativa è comunque un segno di mortificante cedimento. Cose che restano nel curriculum. Altrettanto si può dire, ma in termini positivi, per le protagoniste della finale. Indipendentemente dal risultato del campo, entrambe le squadre potranno fregiarsi della medaglia d’oro nella battaglia contro le diseguaglianze di genere nello sport.

Ma che razza di orario

«Alle 11 di mattina giocatela voi!». Più o meno è stato questo il messaggio fatto recapitare all’organizzazione di Tokyo 2020+1 dalle calciatrici di entrambe le nazionali. L’atto conclusivo era stato fissato per la giornata di oggi a un orario da partite delle categorie giovanili e in condizioni climatiche a rischio per la salute delle calciatrici. Inoltre era previsto che la gara si disputasse sul rettangolo dello stadio olimpico di Tokyo, le cui condizioni non sono ottimali dopo le prove di atletica.

Una somma di circostanze che avrebbe dovuto essere nota agli organizzatori. Ma che non li ha indotti a scegliere diversamente. Magari ritenevano pure di nobilitare la finale femminile facendola svolgere nel palcoscenico principale dei Giochi, appunto lo stadio olimpico. Tutte le altre finali del calcio sono state infatti destinate altrove. Quella femminile per il 3° e 4° posto, vinta ieri 4-3 dagli Usa contro l’Australia, è stata giocata al Kashima soccer stadium. E quanto al torneo maschile, la finale per il bronzo fra Messico e Giappone era prevista per oggi al Saitama Stadium alle 20 locali (le 3 del mattino di sabato in Italia) mentre quella per l’oro si giocherà domani allo Yokohama international stadium alle 21 (le 4 del mattino di domenica in Italia).

Dunque il dubbio onore di giocare sul campo dello stadio olimpico sarebbe toccato soltanto alle svedesi e alle canadesi. Con preghiera di fare in fretta perché poi nel pomeriggio ci sarebbe stato da riprendere col programma dell’atletica. A tutto ciò le calciatrici si sono opposte. Hanno preteso condizioni sicure per la propria salute, ma anche degne in termini di cornice da assicurare a una finale olimpica. Di fatto, hanno imposto la parità di genere rispetto ai colleghi uomini. E l’hanno ottenuta giusto nella tarda mattinata (europea) di ieri.

La finale si giocherà nello stesso stadio e allo stesso orario di quella maschile (Yokohama alle 21), 24 ore prima di quest’ultima. Tale collocazione ha anche determinato lo spostamento di orario (dalle 20 alle 18 locali) della finale per il 3° e 4° posto maschile fra il Messico e i padroni di casa del Giappone, che altrimenti si sarebbe parzialmente sovrapposta a quella femminile. Dunque il calcio maschile anticipa l’orario per far spazio a quello femminile.

Insomma, vittoria su tutta la linea. Quella di ieri è una data da segnare sul calendario, una giornata simbolo nella storia della battaglia contro il gender gap nello sport.

Due degne finaliste

Che per gli organizzatori si tratti di una figuraccia è testimoniato anche dal comunicato messo in rete dalla Fifa dopo la decisione di spostare sede e orario della finale. Da ente organizzatore del calcio mondiale avrebbe dovuto sorvegliare con più attenzione sulla definizione del calendario. Invece si ritrova a farfugliare sul tema della salute di atlete e atleti e a far passare come una dimostrazione di grande attenzione il fatto di avere anticipato l’orario per la disputa della finale maschile per il 3° e il 4° posto.

Per fortuna stasera ci si potrà godere una degna finale fra due squadre interessanti, entrambe capaci di detronizzare la nazionale Usa che pareva imbattibile. Invece le svedesi l’hanno battuta con un sonoro 3-0 nel girone eliminatorio mentre le canadesi l’hanno fatto (1-0) al termine di un’equilibrata semifinale. Da loro arriva anche un messaggio interessante: il Nordamerica è terreno fertilissimo per lo sviluppo del calcio femminile. Hanno una chance storica e inattesa. Sapranno giocarsela.

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