Un nuovo e anomalo record: il paese più piccolo nella storia dei medagliati. Lo battono le Isole Bermuda, arcipelago sito in pieno oceano Atlantico che mette insieme poco più di 63mila abitanti. Un popolo da qualche ora è in delirio per l'impresa nel triathlon di Flora Duffy, 34 anni a settembre, giunta alla quarta olimpiade.

Una protagonista annunciata, visto il palmares personale che prima del trionfo odierno parlava di 9 medaglie d'oro, 5 d'argento e 2 di bronzo vinte nelle diverse competizioni internazionali. Fortissima con la bici e altamente competitiva anche in nuoto e corsa. Ma nonostante ci si potesse aspettare da lei un risultato di alto livello, l'effetto dell’oro è galvanizzante. Perché forse in pochi, nell’arcipelago, osavano sperare tanto. 

Dunque si capisce come mai, da ore, i siti web di Bermuda comunichino uno stato di grazia. Al punto da far passare in secondo piano le notizie su uno degli appuntamenti cruciali dell'annata sportiva nell'arcipelago: il Cup Match di Cricket, una tradizione che nelle Bermuda è stata inaugurata nel 1872 per iniziativa dell'ammiraglio John Moresby. Che oltre a essere stato uno fra i principali esploratori dell'impero britannico, si incaricò di portare nell'arcipelago quello che allora era il gioco più popolare dell'impero, lo strumento che secondo lo storico inglese John Mangan inaugurò gli esperimenti di soft power conquistando le popolazioni colonizzate ai giochi e allo stile di vita britannici.

Se il Cup Match, e le preoccupazioni sulla sua gestione in tempo di Covid, sono passati in subordine è tutto merito di questa donna cresciuta e formata nelle Bermuda ma da subito, per mentalità, proiettata verso una dimensione internazionale.

Un rinvio provvidenziale

Laureata in sociologia negli Usa, presso la Boulder University del Colorado, Flora Duffy ha sposato un collega triatleta. Si tratta di Dan Hugo, sudafricano classe 1985. I due vivono a Stellenbosch, in Sud Africa. Ciò che non impedisce a Flora di continuare a rappresentare il proprio paese nelle competizioni internazionali.

Né le hanno fatto da ostacolo gli incidenti fisici, che in alcuni passaggi della carriera hanno limitato il suo rendimento. Nel 2019 l'infortunio a un piede le impedì la partecipazione di partecipare all'ITU World Triathlon che si teneva proprio alle Bermuda. E un anno dopo, marzo 2020, la frattura della mano sinistra aveva messo a rischio la sua partecipazioni alle Olimpiadi di Tokyo. Durante un allenamento in piscina la campionessa si era procurata una frattura che, come lei stessa riferì su Instagram, aveva richiesto un intervento chirurgico di riduzione.

In quel momento Flora si diceva sicura di potersi rimettere in tempo per essere in gara a Tokyo nel mese di luglio 2020. Ma certamente quell'incidente avrebbe condizionato la preparazione olimpica in una fase cruciale. Si può ben dire che nel suo caso il rinvio di un anno causato dal covid, che molti altri atleti e atlete hanno accolto con sconforto, sia stato un'opportunità.

Il precedente di Clarence Hill

In quei giorni i media di Bermuda accoglievano con preoccupazione la notizia dell'incidente occorso alla campionessa. Già allora venivano riposte su di lei le speranze di dare all'arcipelago il primo oro olimpico della storia, che è anche la seconda medaglia di sempre conquistata ai Giochi.

Fino a stamani Bermuda aveva portato a casa soltanto un altro metallo olimpico. La precedente impresa appartiene al pugile Clarence Hill, peso massimo che a Montreal 1976 vinse la medaglia di bronzo. Un precedente che mescola gloria e tragedia. Hill infatti non poté avere la seconda chance alle successive Olimpiadi di Mosca del 1980 perché le Isole Bermuda parteciparono al boicottaggio voluto dagli Usa per rispondere all'invasione sovietica dell'Afghanistan.

E di lì a poco il campione il campione, che aveva tentato l'infelice esperienza del professionismo, cadde nella dipendenza da stupefacenti che lo portò verso la carriera criminale. Finì due volte in galera, prima per possesso di cocaina poi per rapina a mano armata. Per fortuna il periodo di detenzione è stato per Hill anche un periodo di redenzione. La disintossicazione dalla droga ha fatto da premessa per apprendere, nel penitenziario, il lavoro da carpentiere. La definitiva riappacificazione con l'opinione pubblica dell'arcipelago si è avuta con l'inserimento nella Hall of Fame nazionale avvenuto nel 2005.

In fondo per Clarence Hill l'oro di Flora Duffy è un sollievo. Lo sgrava definitivamente dal peso di essere stato l'unica gloria olimpica delle Bermuda e permette di storicizzare una volta per tutte la sua impresa. Che rimane nella leggenda dello sport, così come vi è appena entrata quella della triatleta.

© Riproduzione riservata