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La Palestina è solo un sogno, ma riconoscerla è un dovere

Nel caso si arrivasse a un accordo, almeno quattrocentomila coloni dovrebbero lasciare la terra illegalmente occupata. Nel 2005 l'allora premier Ariel Sharon faticò non poco a spostarne settemila. La soluzione pare impraticabile. Ma allora perché invocarla? Le alternative due: o uno Stato binazionale o l'espulsione dei palestinesi da Gaza e dalla Cisgiordania in una sorta di riedizione rovesciata della storia di quasi duemila anni fa. Ecco perché Macron ha rotto gli indugi

No al riconoscimento dello Stato di Palestina, continua a ripetere Giorgia Meloni, perché sarebbe «controproducente». Come se fosse stato producente non farlo sino ad ora. La nostra presidente del Consiglio si accoda a Donald Trump, ovviamente a Benjamin Netanyahu, ma vede dietro di sé assottigliarsi il numero di coloro che si sono attestati sulla linea «con Israele qualunque cosa succeda senza se e senza ma». Il genocidio in corso a Gaza, riconosciuto come tale anche dallo scrittore David Gross

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