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Papa Francesco il «progressista» e l’equivoco di San Damiano

Moltissimi hanno cercato testi, scritti, interviste per dare solidità a quanto si era subito diffuso subito dopo l’elezione del pontefice – latinoamericano, gesuita, di nome Francesco, quindi un progressista – ma non si è trovato nulla. Allora il bisogno e il dovere mediatico di raccontare i fatti hanno trovato uno sbocco, seppure impreciso, nelle parole del crocifisso della chiesa di San Damiano a Francesco d’Assisi nel 1205: «Va’ Francesco, ripara la mia casa che, come vedi, è in rovina»

Lungo i 4.432 giorni del pontificato argentino si è articolata e cristallizzata una narrazione sul gesuita Jorge Mario Bergoglio, vescovo di Roma con il nome di Francesco, il «papa progressista» chiamato addirittura «l’ultimo socialista». Al momento dell’elezione – e per un paio di anni – il pontefice non ha però mostrato un carisma riformista. Sul tema della riforma non c’erano libri o saggi suoi, e nemmeno testimonianze attendibili all’interno della chiesa. Nei suoi numerosi discorsi da papa e

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