Dopo mesi di silenzio, il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana ha deciso di rispondere alle inchieste giornalistiche del Domani. Non solo alle domande inviate per avere un commento sulle notizie pubblicate sull’ultimo numero in edicola, ma anche a quelle poste a luglio, quando avevamo svelato l’esistenza di un secondo conto estero aperto nel 1997, intestato alla madre, all’epoca 74enne ma sul quale Fontana era delegato a operare. 

Su questo deposito ancora attivo nel 2013 Fontana dice: «Il conto di mai mamma aveva un’origine ancora remota ed era il conto da cui provenivano tutte le attività su cui non ho mai operato e su cui comunque residuavano poche migliaia di euro era talmente risalente nel tempo che non ricordavo neanche di avere una delega ed è stato comunque sanata, fermo restando che i miei consulenti al tempo mi dissero che le norme sul monitoraggio per coloro che avevano un semplice delega mai utilizzata non erano così chiare e stringenti come oggi per cui non avevo alcuna consapevolezza, inoltre anche oggi comunque trattasi di una mera sanzione ammnistrativa e non penale».

Il governatore, poi, fornisce la sua versione sul pagamento della sanzione scoperta dal Domani. Dai documenti in nostro possesso sull’eredità dei conti svizzeri risulta che il presidente ha versato all’agenzia delle entrate 64mila euro per le annualità 2010-2013 come adesione all’invito a comparire. Nello stesso periodo ha versato ulteriori 57.138 mila euro come sanzioni relativa all’irregolarità nella dichiarazione di successione del patrimonio estero. Come mai non ha dichiarato fin da subito l’esistenza del patrimonio estero di cui era erede? E perché non ha parlato mai di queste sanzioni?

«Mia mamma è deceduta nel 2015», dice Fontana,  «e io ho fatto la procedura di regolarizzazione nello stesso anno pagando imposte tasse e sanzioni così come era previsto dalla legge al tempo in vigore, le mie dichiarazioni al fisco sono state controllate dall’Agenzia delle Entrate».

Una versione contrastante con quella degli esperti fiscalisti consultati dal nostro giornale, secondo i quali si tratta di una sanzione per l’omessa dichiarazione di disponibilità estere da parte del procuratore del conto corrente. Ritorna, dunque, la procura di Fontana anche sul conto scudato nel 2015. Quello cioè schermato dalla società con sede alle Bahamas di nome Montmellon valley. Per il quale il presidente esclude di essere stato «soggetto delegato a gestire i conti» e sostiene di essere stato beneficiario in caso di morte. 

Se corrisponde al vero che sui conti della suddetta società ci fossero oltre 5 milioni di euro, Fontana conferma, fornendoci una nuova versione rispetto alle precedenti lette in interviste su altri quotidiani: «Erano risparmi di una vita di mia madre che una dentista», spiega al Domani. 

Dopo la chiusura della Montemellon Valley alle Bahamas, dove è stato spostato il denaro che era contenuto sui conti della società?

«E’ stato fatto in rimpatrio giuridico delle somme tramite Unione Fiduciaria», ma il conto come abbiamo raccontato in un delle puntate dell’inchiesta è ancora fisicamente in Svizzera, è lo stesso da cui dovevano partire i 250mila euro per pagare alla ditta del cognato e della moglie la fornitura di camici destinati alla regione.

Dai conti esteri risultano movimentazioni varie. Nel 2013, secondo i documenti della Voluntary disclosure, sommando i due conti, erano presenti 4.748.115 euro. Nel 2015  ci sono 5,3milioni. Come spiega questa differenza?

«Tutte le movimentazioni citate sono state valutate sia dai miei consulenti tributari ma soprattutto dai funzionari dell'Agenzia delle Entrate e nessuna ha carattere reddituale derivante da nuovi apporti di denaro. Sono i saldi patrimoniali delle relazioni. Tali saldi sono valutazioni di mercato dell'intero patrimonio detenuto. Il patrimonio che fu di mia madre era valorizzato in dollari e come sicuramente voi ricorderete tra la fine del 2014 e il 2015 il cambio euro/dollaro passò da circa 1,5 a circa 1,2 creando, pertanto, un teorico apprezzamento del patrimonio di notevole entità».

Di certo c’è che nel 2015 la madre di Fontana aveva 82 anni. Ma nonostante l’età e a insaputa del figlio era riuscita a mettere in piedi un investimento in dollari, schermato via Bahamas.

Dopo nemmeno un’ora aver ricevuto le risposte di Fontana, ci scrive per conto di Fontana l'avvocato Jacopo Pensa. I toni sono decisamente cambiati.

«Il Presidente Fontana mi prega di veicolarvi la sua seguente risposta: Le domande rivoltemi presuppongono La violazione della mia privacy,del segreto d Ufficio dell agenzia delle entrate,del segreto istruttorio e del divieto di divulgazione di segnalazioni di operazioni sospette penalmente sanzionate
Vi invito pertanto a desistere da ogni tentativo ulteriore di violare la legge a mio danno.

«Diffondendo sotto forma di domande notizie non corrispondenti alla verità. Essendo peraltro tutti i temi da voi toccati oggetto di indagini da parte dell autorità giudiziaria per rispetto di tale autorità e delle indagini stesse non intendo rispondere a qualsivoglia domanda. Posso solo confermare che mia mamma è deceduta nel 2015 ed io ho seguito la procedura di regolarizzazione fiscale nello stesso anno. Denunciando appena possibile la posizione e le sostanze di mia mamma al fisco pagando imposte tasse e sanzioni secondo quanto previsto dalla legge del tempo».

«Le mie dichiarazioni al fisco al pari di tutte le altre sono state accuratamente controllate dalla agenzia delle entrate che ha emesso gli atti di accertamento a cui ho spontaneamente aderito».

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