La ripresa nella crescita dei casi di Covid-19 è un tema che si sta facendo in questi giorni fastidiosamente strada nelle menti di chi non vorrebbe pensare ad altro che alle proprie vacanze (almeno per quella quota di italiani che ancora possono permettersele).

Un tema collaterale è quello dei tanti giovani e meno giovani (circa due milioni sopra i 60 anni) che ancora mancano all’appello vaccinale. Quanti saranno i veri no-vax? Quanti quelli che hanno davvero paura dei possibili effetti collaterali?

Nessuno lo sa con precisione, ma è probabile che la maggior parte di chi non ha ancora deciso di farsi vaccinare ricada nel grande alveo dei dubbiosi, dei neghittosi, di quelli che oggi hanno da fare, ma domani di sicuro lo faccio.

Quali incentivi

Le proposte per convincere questa vasta platea di incerti si sviluppano lungo un ampio arco di sfumature.

Le più rigide riguardano il personale sanitario (se non ti vaccini non lavori) e potrebbero ragionevolmente estendersi anche al personale scolastico. Un gradino più giù quelle che oramai note come “la ricetta di Macron”: niente bar, ristoranti, cinema o viaggi in treno a chi non sia in grado di esibire il green pass. In terza posizione è spuntata nei giornali italiani una nuova parola: nudge.

Si tratta di un termine introdotto in un libro del 2008 (Nudge: la spinta gentile, Feltrinelli) da Cass Sunstein e Richard Thaler, il secondo dei quali ha vinto il premio Nobel per l’economia nel 2017. Il concetto di fondo è che, pur rispettando il diritto di ogni individuo di scegliere in autonomia, i “decisori” possono favorire la scelta di uno piuttosto che di un altro comportamento.

Capita per esempio quando la scelta desiderata viene data per default, come quando per accettare i cookies basta un clic, mentre per personalizzarli bisogna rispondere a una lunga serie di domande non sempre intelleggibili.

Oppure quando si propone un grande bottone rosso per dare l’allarme e un piccolo bottone grigio per chiedere informazioni. La domanda alla quale resta però difficile rispondere è quali siano i nudge da usare per favorire la vaccinazione.

Qualcosa è stato fatto e qualche risultato si è ottenuto. Messaggi positivi e senso di appartenenza innanzitutto. In Sardegna ho visto manifesti che si sono messi su questa strada facendo leva sul forte orgoglio regionale dei sardi: «Sardo e vaccinato!». Ma possono funzionare anche messaggi personalizzati, da inviare per posta o per e-mail, che propongono una data «riservata per te» e la possibilità di accettarla o di modificarla con il minimo numero indispensabile di clic.

Molto utile poi un sms 24 ore prima della data di vaccinazione, gli smemorati sono più di quanti ci si possa immaginare e non è detto che, mancata una prima occasione ne cerchino una seconda.

Secondo uno studio dell’università della Pennsylvania sono invece meno efficaci i richiami alla solidarietà sociale come quelli che invitano a proteggere gli altri, le persone fragili, i propri cari.

Temo che non andrebbe meglio in Italia. Anche nel migliore dei casi però, l’incremento nel numero di vaccinati non ha mai superato il 5 per cento. È allora probabile che il nudge un po’ più energico proposto da Macron resti, per quanto poco simpatica, la forma più efficace di questo “paternalismo libertario”.

 
 

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