- Il ritrovamento del 4 maggio a Roma del cinghiale infetto da peste suina africana nell’area della riserva naturale dell’Insugherata ha portato il sistema veterinario nazionale a un livello di guardia altissimo.
- Fino a oggi i contagi sono stati segnalati esclusivamente nel selvatico e si dovrà fare di tutto per impedire il salto nei domestici. Se il virus dovesse colpire un solo capo di un allevamento dovrebbero essere abbattuti tutti gli animali presenti.
- Dopo la prima segnalazione della Psa, il 7 gennaio, sono stati attivati i sistemi di monitoraggio del territorio, la cosiddetta sorveglianza passiva, e la costruzione di recensioni. Nelle aree colpite sono state vietate le attività venatorie, le escursioni a piedi, in mountain bike, le attività sportive e la raccolta di funghi.
Il ritrovamento del 4 maggio a Roma del cinghiale infetto da peste suina africana (Psa), nell’area della riserva naturale dell’Insugherata a nord della capitale, ha portato il sistema veterinario nazionale a un livello di guardia altissimo. Le numerose misure di contenimento per arginare il diffondersi del virus, pensate subito dopo le segnalazioni della malattia giunte da Piemonte e Liguria a inizio gennaio scorso, necessitano di un rifornimento in volo immediato, perché nessuno ha il tempo



