L’indagine sul petrolio della società Saras della famiglia Moratti è chiusa. La notizia, anticipata da Domani, ora si arricchisce dei nomi dei manager sotto inchiesta, cui è stato notificato l’avviso di conclusione indagine e che dovranno rispondere delle ipotesi di reato contestate dalla procura di Cagliari.

L’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Danilo Tronci e condotta dalla guardia di finanza del capoluogo sardo si è concentrata sulle modalità «di approvvigionamento del greggio dai territori governati dal Kurdistan Regional Government (KRG) – parte dei quali all’epoca delle predette importazioni petrolifere verosimilmente occupati da parte dell’I.S.I.S. – ritenute illegittimamente sottratte allo Stato centrale iracheno. Le citate importazioni sarebbero avvenute in spregio al regime autorizzativo della State Organization for Marketing of Oil (S.o.M.O.), Ente statuale esclusivo gestore della commercializzazione del petrolio estratto in tutto l’Iraq».

Gli indagati

In tutto gli indagati sono 10: otto sono persone fisiche e due le società (Saras e Petraco). Da quanto risulta a Domani nell’elenco non c’è nessuno della famiglia Moratti, ma solo i manager di punta della Saras.

Tra questi c’è Dario Scaffardi, attuale amministratore delegato della Spa dei petrolieri che è subentrato nel 2018 al posto di Massimo Moratti, l’ex presidente dell’Inter dei trionfi internazionali. Scaffardi prima di diventare Ad ha avuto ruoli di gestione in una controllata di Saras: Saras Trading, sigla che ricorre spesso nelle informative della guardia di finanza, documenti che hanno convinto i magistrati a proseguire nell’inchiesta che ha mosso i primi passi nel 2017. 

Oltre a Scaffardi nell’elenco degli indagati troviamo il capo dell’ufficio finanziario di Saras: Franco Balsamo, manager con esperienze in Montedison, Fondiaria, Edison e Acea. 

C’è poi Marco Schiavetti, che nella società dei Moratti è a capo dell’ufficio commerciale. 

C’è anche l’amministratore delegato di Petraco Oil, la società che ha fatto, secondo l’accusa, da intermediario per l’acquisto del greggio sospetto. 

Le ipotesi di reato contestate: riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. A questo si aggiungono i riflessi tributari che potrebbero condurre a contestazioni che derivano dall’accusa principale, cioè aver importato petrolio con modalità sospette.

Gli indagati ora hanno venti giorno per presentare memorie o per farsi sentire dai pm. La prima volta interrogati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. La procura è convinta degli indizi raccolti finora, perciò allo stato attuale avrebbe tutti gli elementi per chiedere il rinvio a giudizio. Ma questo si capirà solo dopo che i protagonisti coinvolti avranno depositato memorie e documenti per convincere i magistrati ad archiviare. 

Saras è quotata in borsa, perciò la procura ha delegato la guardia di finanza a notificare alla Consob, presieduta da Paolo Savona, una missiva in cui si segnala il coinvolgimento di Saras nell’inchiesta condotta dalla procura antimafia di Cagliari.

Le operazioni di importazione di petrolio sospette sono 52, meno di quelle ipotizzate inizialmente nelle prime informative della guardia di finanza, che in principio ne aveva setacciato quasi 80.

Dalla società dei Moratti è arrivata una replica stringata in cui si parla genericamente di dirigenti coinvolti: «Saras S.p.A. comunica di avere ricevuto notifica della conclusione di indagini da parte della Procura della Repubblica di Cagliari relative a un procedimento riguardante presunte irregolarità nell’ambito dell'acquisto di grezzo dall’Iraq nel 2016. Nel ribadire la piena estraneità della Società e dei dirigenti coinvolti a qualunque condotta illecita, Saras confida nell’operato dell’autorità giudiziaria per poter fare rapidamente piena luce sulla vicenda»

Saras e Petraco

Nell’inchiesta è emerso il ruolo di un’altra società, Petraco Oil Company, che ha svolto il ruolo di intermediario nella compravendita del greggio acquistato da Saras. Sul rapporto tra le due società si è concentrata l’attività dei magistrati della procura di Cagliari. Secondo i pm e gli investigatori sussistono profili di illegalità nelle modalità di approvvigionamento del petrolio nei territorio del Kurdistan. Il valore delle 52 importazioni sotto accusa è pari, si legge nei documenti dell’inchiesta, a 1,12 miliardi di euro. Operazioni, specificano i detective nelle loro relazioni, effettuate da Petraco Oil in favore del gruppo Saras. Chi è vicino al dossier sostiene di aver ricostruito integralmente la dinamica commerciale e di importazione del prodotto destinato alla raffineria della famiglia Moratti: sono stati analizzate migliaia di transazioni economiche ricostruendo nel dettaglio le modalità di pagamento.

Il caso Moratti

Nell’inchiesta di Cagliari non è indagata Letizia Moratti, assessore della giunta Fontana in Lombardia, ex ministro, già sindaco di Milano e presidente Rai. Il suo nome però emerge dalle informative della guardia di finanza per un’operazione finanziaria condotta da Saras con Ubi Banca, quando Letizia Moratti era presidente del consiglio di gestione dell’istituto di credito, che aveva autorizzato l’operazione per quasi 50 milioni di euro in favore di Saras. Un’operazione che secondo gli investigatori era meritevole di segnalazione all’antiriciclaggio, che non venne mai fatta. Una storia che secondo i finanzieri costituisce un rilevante conflitto di interesse: Letizia Moratti è la moglie di Gianmarco Moratti, presidente fino alla sua morte del gruppo petrolifero. L’assessore, contattata tramite il suo portavoce, non ha voluto replicare al nostro primo articolo: «Rivolgetevi a Saras», è stata la risposta.

Sul conflitto di interesse dopo l’articolo di Domani è intervenuto il movimento 5 Stelle, che ha chiesto all’assessore della giunta Fontana di riferire in aula per chiarire ogni aspetto della vicenda raccontata dal nostro giornale. 

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