Da giovedì 30 giugno i commercianti e i professionisti che non accetteranno i pagamenti con il Pos saranno multati. Entrano così in vigore le sanzioni per chi, nell’ambito delle proprie attività commerciali, non dispone (per volontà propria o per altre cause) della strumentazione necessaria per i pagamenti effettuati con bancomat e carte di credito.

Le multe sarebbero dovute entrare in vigore il 1º gennaio del 2023, ma lo scorso aprile il governo aveva deciso di anticipare la data per facilitare l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), rispettando la tabella di marcia imposta dall’Unione europea per l’erogazione dei finanziamenti all’Italia.

Le sanzioni

Commercianti e professionisti che rifiutano pagamenti eseguiti con il Pos rischiano una sanzione minima di 30 euro che può subìre una maggiorazione del 4 per cento in base al valore della transazione che hanno rifiutato. Quindi, in caso di un pagamento dal valore di 100 euro, la sanzione sarà pari a 34 euro. Una misura voluta soprattutto per rendere i pagamenti più tracciabili e contrastare quelli in nero.

Le proteste

L’entrata in vigore delle sanzioni ha suscitato diverse polemiche tra commercianti e professionisti che chiedono commissioni bancarie più basse. In una nota Confcommercio ha attaccato la decisione del governo: «Non si può pensare di incentivare i pagamenti elettronici attraverso il meccanismo delle sanzioni, quello che serve per raggiungere questo obiettivo è una riduzione delle commissioni e dei costi a carico di consumatori e imprese, anche potenziando lo strumento del credito d’imposta sulle commissioni pagate dall’esercente, e introdurre la gratuità per i cosiddetti micropagamenti».

Il Codacons, invece, nonostante è d’accordo con l’abbassamento dei costi delle commissioni ha annunciato una «campagna in tutta Italia per fornire aiuto ai cittadini che si vedranno rifiutare i pagamenti con Pos e presentare una raffica di denunce contro professionisti e commercianti scorretti».

I dati

Ma quanto sono diffusi i pagamenti con il Pos in Italia e in Europa? Stando alle statistiche della Banca centrale europea il numero totale di pagamenti non in contanti nell’Eurozona è aumentato nel 2020 del 3,7 per cento rispetto all’anno precedente, anche il valore totale dei pagamenti è aumentato dell’8,7 per cento a 167,3 trilioni di euro. I pagamenti con carta di credito rappresentano il 47 per cento di tutte le transazioni, mentre i bonifici rappresentano il 23 per cento. Il numero e il valore delle transazioni con carta sono rimasti sostanzialmente invariati nel 2020 e ammontano rispettivamente a 47,8 miliardi di transazioni e a due trilioni di euro (circa un valore medio di 41 euro per transazione con carta).

In Italia, invece, persiste ancora un gap regionale tra nord e sud nell’uso di strumenti di pagamento diversi dal contante. Regioni come Calabria, Campania, Abruzzo e Marche sono quelle in cui è più diffuso un utilizzo del contante, come emerso nei dati pubblicati dalla Banca centrale europea. Situazione opposta in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Sardegna e Toscana, seguite da Emilia Romagna e Veneto.

Nello specifico, il contante è preferito soprattutto per importi sotto i cinque euro (circa il 38 per cento delle transazioni monetarie) e i 10 euro (circa il 43 per cento).

Infatti, il 97 per cento dei pagamenti sotto in cinque euro sono effettuati in contanti. La percentuale diminuisce man mano che aumenta il valore della transizione: sopra i 100 euro (il 46 per cento dei pagamenti è in contanti, mentre il 42 per cento con la carta).

L’impatto della pandemia

Tuttavia, la pandemia ha anche modificato parte delle nostre abitudini. Secondo uno studio della Banca d’italia per via della pandemia è aumentato l’utilizzo di tecnologie e strumenti che consentono un maggiore distanziamento fisico (come il contactless)  soprattutto al centro e nel Mezzogiorno. «Al Sud, in particolare, è aumentata la propensione all’utilizzo delle carte rispetto al contante anche per pagamenti di importo meno elevato. Gli acquisti online, invece, sono aumentati di più al Nord, interessato maggiormente dall’epidemia soprattutto durante la prima ondata di infezioni», si legge nel documento. Ma l’economia sommersa è ancora molto diffusa, stando agli ultimi dati Istat pubblicati lo scorso ottobre ammonta a poco più di 183 miliardi di euro mentre quella delle attività illegali supera i 19 miliardi.

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