La Direzione investigativa antimafia ha confiscato beni mobili e immobili, per un valore complessivo stimato di circa dieci milioni e 500mila euro, ad Antonio Muto, 65enne, attualmente detenuto presso la casa circondariale di Reggio Emilia.

Chi è Antonio Muto?

Muto, trasferitosi dal 1977 nel capoluogo emiliano, dove ha interessi economici in imprese edili ed immobiliari, è stato tratto in arresto nel 2015, nell’ambito dell’operazione 'Aemilia',insieme ad altre 202 persone, per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, in quanto legato alla cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri di Cutro (Cr) attiva nei territori di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza. La figura di Muto assume particolare rilievo nella diretta partecipazione all’attività di raccordo del gruppo criminale con personaggi del mondo politico locale, che ha rappresentato uno degli snodi fondamentali sia per il rafforzamento e l’espansione economica del sodalizio, sia per l’influenza che la parte politica avrebbe potuto esercitare, al fine di contrastare le iniziative antimafia poste in essere dalle istituzioni.

Cosa dice il provvedimento

Il decreto ha riguardato 75 immobili, tra cui una villetta di pregio a Reggio Emilia, capannoni industriali e terreni situati in Emilia Romagna e Calabria, una società immobiliare e 13 mezzi commerciali ed autovetture, oltre a svariati rapporti bancari accesi presso numerosi istituto di credito. Il tribunale ha anche disposto per Muto la misura della sorveglianza speciale della durata di 5 anni che verrà eseguita dopo l’espiazione della pena di 12 anni di reclusione emessa, in data 31 ottobre 2018, dal tribunale di Reggio Emilia.

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