Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo, l’ex parlamentare Italo Bocchino, e gli imprenditori Carlo Russo e Alfredo Romeo sono stati rinviati a giudizio per traffico d’influenze nell’ambito di un filone d’inchiesta sull’indagine Consip.

Consip è la principale stazione appaltante della pubblica amministrazione, alcuni imprenditori avrebbero – attraverso relazioni e denaro – cercato di condizionare gare d’appalto miliardarie per i servizi di pulizia.

Nel dicembre 2016, i pm stanno interrogando l’amministratore delegato di Consip, il renziano Luigi Marroni, sull’appalto da 2,7 miliardi di euro Facility Management 4, sul presunto sistema corruttivo messo in piedi dall’imprenditore Alfredo Romeo per aggiudicarsi i lotti.

Ai pubblici ministeri napoletani, Henry John Woodcock e Celeste Carrano, Marroni parla di «richieste di intervento» sulle commissioni di gara per favorire una specifica società; di «incontri» riservati con il papà di Renzi a Firenze; e di «aspettative ben precise» da parte di «Denis Verdini e Tiziano Renzi» in merito all’assegnazione di gare d’appalto Consip.

Il caso Russo

Marroni racconta di un «ricatto» subito da un sodale di Tiziano Renzi, l’imprenditore Carlo Russo. Russo gli avrebbe raccontato come Tiziano e Denis fossero ancora «arbitri del mio destino professionale», potendo la coppia «revocare» il suo incarico di amministratore delegato della stazione appaltante: una spa controllata al 100 per cento dal ministero dell’Economia.

Da quelle parole si originano diversi filoni d’indagine, uno per corruzione, nel quale il dirigente di Consip Marco Gasparri patteggia una pena a un anno e otto mesi. Un altro filone riguarda proprio babbo Renzi, Bocchino e Romeo, che andranno a processo, dal 16 novembre, per traffico d’influenze.

L’ultimo capo

Resta in piedi una sola contestazione, la stessa per la quale la procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione, respinta dal giudice che aveva chiesto di continuare le indagini. «Carlo Russo, per il quale si procede separatamente, agiva in accordo con Tiziano Renzi sfruttando esistenti relazioni con Luigi Marroni», si legge nel decreto che dispone il processo.

Ma gli avvocati rilevano quello un «paradosso giuridico»: Russo è già a processo per traffico d’influenze, un reato nel quale è confluito anche il millantato credito, perché «asseriva relazioni inesistenti».

Marco e Gabriele Zanobini, difensori di Russo, dicono: «siamo di fronte a un paradosso perché il nostro assistito risponde di millantato credito (poi rubricato in traffico d’influenze) perché avrebbe millantato relazioni inesistenti, ma contemporaneamente in concorso con Bocchino, Romeo e Renzi, avrebbe sfruttato relazioni esistenti».

Il paradosso giuridico

Come si esce da questo paradosso giuridico? Durante il dibattimento le posizioni che inizialmente sembrano in contraddizione potrebbero allinearsi, portare all’assoluzione dell’uno e alla condanna degli altri o all’assoluzione di tutti gli imputati. I giudici dovranno verificare l’esistenza o meno di quelle relazioni, raccontate e denunciate non da un passante ma dall’allora amministratore di Consip, Luigi Marroni.

Proprio per le pressioni su Marroni, Carlo Russo è stato rinviato a giudizio per tentata estorsione. Il difensore di Tiziano Renzi, l’avvocato Federico Bagattini, è soddisfatto visto che il padre dell’ex primo ministro è stato prosciolto dall’accusa di turbativa d’asta e da un altro episodio di traffico di influenze.

E per l’unico capo di imputazione rimasto in piedi, è attesa la prescrizione tra qualche mese. Il processo che per il traffico d’influenze nasce già morto.

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