Qual è l’età giusta per sposarsi o avere figli? L’Italia e la sindrome del rinvio dell’adultità

Nel nostro paese si è da tempo insediato un processo di una lenta transizione dall’adolescenza all’adultità, di rinvio e procrastinamento di alcune tappe centrali. Una recente indagine di Ipsos Global Advisor, realizzata in 32 paesi, ha messo a confronto le percezioni su quale sia l’età giusta per compiere alcune tappe come sposarsi o definire una convivenza stabile, avere un figlio, o, ancora comprare una casa. L’Italia e la crescita che manca: il vero ostacolo è demografico Età giuste In Italia l’età giusta per avere un figlio per una donna è ritenuta 32 anni. Solo nelle Filippine (35) e in Corea del Sud (33) il quadro italiano è superato. I paesi in cui l’età giusta in cui fare il primo figlio per una donna è più bassa sono l’India (27), la Polonia e l’Olanda (28), l’Ungheria, Singapore, la Nuova Zelanda, la Svezia, il Belgio e la Germania (29). Negli Stati Uniti e in Francia siamo sulla soglia dei trent’anni e in Spagna a 31 anni. Per un uomo, invece, l’età giusta per diventare padre è, in Italia, 35 anni. È l’età più alta a livello globale, poi vengono Malesia e Corea del Sud (34). Negli Stati Uniti, Olanda, Svezia, Canada e Polonia siamo sui 30 anni. Solo in India si scende sotto questa soglia: 29 anni. E qual è, invece, l’età giusta per andare a convivere in modo stabile o sposarsi? Anche in questo caso l’Italia, insieme alla Corea del Sud, si colloca in vetta alla classifica globale: 31 anni. In Svezia e Spagna è 29 anni; in Francia, Germania e Gran Bretagna 28 anni. Negli Usa, in Canada, a Singapore, in Australia e Olanda si scende a 27, mentre in Ungheria e India siamo a 26 anni. Infine, il tempo giusto per comprarsi la prima casa: in Italia è 32 anni, superata dalla Corea del Sud (37), dal Giappone (34) e dalla Svizzera (33). I paesi in cui, al contrario, si può essere precoci nel comprare casa sono l’Olanda, la Gran Bretagna e il Belgio (28 anni), seguiti dagli Stati uniti, dall’Australia, dal Brasile, dal Sud Africa (29). In Francia, Spagna e Svezia l’età giusta è, invece, 30 anni. Meno lavoratori e più anziani, la sfida demografica che pesa sull’economia Soglie psicologiche I dati non sono una mera classifica. L’età “giusta” descrive la soglia psicologica e sociale collettiva dell’adultità, il confine di passaggio che si ritiene socialmente ed economicamente plausibile e sostenibile. L’Italia sembra aver spostato in avanti di un decennio, rispetto a metà del secolo scorso, il calendario della vita adulta, mostrando una “sindrome del rinvio” che affonda le sue radici in una complessa interazione di fattori. In primo luogo abbiamo le barriere economiche e la precarietà lavorativa. L’instabilità del mercato del lavoro, la diffusione di contratti a termine, la difficoltà di accesso al credito e al mercato immobiliare rendono proibitivo, per i giovani, assumersi impegni a lungo termine. Un secondo fattore rallentante è il prolungamento dei percorsi formativi: l’innalzamento del livello d’istruzione, che è un fenomeno globale, in Italia si scontra con un sistema che fatica a valorizzare il capitale umano e il suo inserimento nella società. Un terzo elemento è rintracciabile nei mutamenti delle aspirazioni individuali. L’enfasi che la società di oggi pone su autorealizzazione, carriera, libertà personale e scoperta di sé, possono rallentare le tappe di vita, facendole divenire, per alcuni, scelte da compiere solo dopo aver soddisfatto le altre aspirazioni. Tra i fattori di rallentamento non va sottovalutato il familismo. La safety net familiare se, da un lato, aiuta, dall’altro lato può rallentare il processo di emancipazione. L’Italia è al capolinea. E non è un errore statistico L’Italia sta vivendo una fase di profondo cambiamento di paradigma culturale. La transizione all’età adulta è diventata un processo lungo, individualizzato e carico di incertezze. La percezione di un “tempo giusto” sempre più tardivo è sia un sintomo del malessere sociale ed economico, sia un fattore attivo che plasma il futuro demografico e la struttura stessa della società italiana. Senza nuove politiche che affrontino alla radice le cause di questo rinvio – dalla stabilizzazione del lavoro al sostegno alla genitorialità – il rischio è che l’“età giusta” finisca per coincidere, per troppi, con un’“età mai raggiunta”. NOTA METODOLOGICA: Indagine Cawi, realizzato da Ipsos global Advisor in 32 paesi, su un campione complessivo di 23.745 soggetti maggiorenni, realizzato tra venerdì 24 gennaio e venerdì 7 febbraio 2025