Un mese e venti giorni prima del crollo del ponte Morandi l’allora responsabile della manutenzione di Aspi Michele Donferri spiegava su Whatsapp all’allora direttore delle operazioni Paolo Berti che i cavi del ponte erano corrosi.

Lo hanno scritto i magistrati di Genova che indagano sulla presunta truffa delle barriere antirumore e che hanno chiesto e ottenuto per entrambi gli arresti domiciliari oltre che per l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci. Le misure cautelari nascono dal pericolo dell’inquinamento delle prove e a dimostrazione del rischio gli inquirenti hanno citato l’esempio delle chat sul ponte Morandi che Berti ha tentato di far sparire nei giorni appena successivi al crollo.

I messaggi cancellati

Dopo i 43 morti del Polcevera, spiegano i magistrati, Berti ha infatti cancellato undici messaggi scambiati il 25 giugno 2018 con Donferri. In quelle conversazioni recuperate dagli inquirenti dal telefono di Donferri, Berti proponeva di risolvere i problemi dei cavi di precompressione degli stralli del ponte di Genova iniettandoci dentro aria deumidificata in modo da togliere l’umidità. Gli inquirenti sintetizzano: «Donferri risponde che i cavi sono già corrosi. A quel punto Berti ribatte "sti cazzi me ne vado”».

Dopo gli arresti domiciliari dell’11 novembre i legali dell’ex amministratore delegato di Atlantia e Aspi, Giovanni Castellucci hanno espresso «stupore e preoccupazione per un provvedimento che non si giustifica in sé e che non si vorrebbe veder finire a condizionare una vicenda, quella del crollo del Ponte Morandi, che con quella odierna non ha nulla a che vedere».

«Capacità di condizionamento sulle forze dell’ordine»

Tuttavia dall’ordinanza emergono notizie importanti anche sull’inchiesta del Ponte.  Per esempio sono segnalati i ripetuti interventi da parte di Donferri sui dipendenti di Aspi per far prelevare dai suoi vecchi uffici materiale sull’inchiesta del Polcevera, con il suggerimento a una persona di fiducia di svuotare l’archivio un documento alla volta e di portarsi «un bel trolley grosso» e alla segretaria di sottrarre la documentazione di nascosto e cancellare i messaggi che avrebbero provato la sottrazione. Ma anche la chiamata in causa di un generale dei carabinieri, Franco Mottola, per ottenere, scrivono i magistrati, «un trattamento di favore» per Castellucci in occasione dell’interrogatorio del novembre 2018 sul crollo del ponte e farlo accogliere dai militari al suo arrivo come fosse una carica istituzionale. 

Il generale, si legge nei documenti, conferma di aver fatto “pressioni” sia sul comandante provinciale sia sul comandante della Legione Liguria, riferendo che entrambi gli avrebbero manifestato l'intenzione di andare personalmente a ricevere il Castellucci, ma avrebbero avuto paura delle critiche. Effettivamente, sottolinea il gip, erano presenti il comandante provinciale dei Carabinieri e il comandante della compagnia di Genova Centro. «Si tratta di condotte che evidenziano la straordinaria capacità di esercitare pressioni e di condizionamento anche sulle forze dell’ordine», chiosa il gip.

In un altro caso Donferri chiede un intervento a un altro generale dei carabinieri, Carmelo Burgio, nominato a gennaio a capo del comando interregionale di Sicilia e Calabria, sull’inchiesta scaturita da una denuncia della forestale nei confronti dei vertici di Aspi. Ma quello che è ancora più stupefacente e che i magistrati considerano di «estrema gravità» è che Donferri, cioè l’uomo che era responsabile delle manutenzioni non fatte, lo stesso che diceva che i cavi del ponte Morandi erano corrosi un mese e venti giorni prima del crollo, continua a lavorare per società che lavorano per Aspi. E prendendo pure la disoccupazione.

Donferri ancora in attività

Dalle indagini, scrivono i magistrati, è emerso infatti che Donferri percepisce la Naspi e nel frattempo svolge attività per la Polis consulting srl, una società che tra le altre cose si occupa di progetti di costruzioni civili e ingegneria integrata oltre che della direzione lavori di piani di manutenzione.

Le prove che Donferri lavora per la azienda sono state raccolte dalla guardia di finanza e sintetizzate in una nota il 2 novembre scorso. La Polis consulting è la società che ha realizzato l’analisi di rischio di tutte le 192 gallerie della rete autostradale italiana, oltre che i progetti anti incendio di diverse gallerie di Autostrade. Attualmente, si legge sul suo sito, è stata incaricata dalla società Aeroporti di Roma Spa, sempre gruppo Atlantia «di valutare il rischio incendio degli edifici esterni e delle aerostazioni presso gli scali di Fiumicino e Ciampino». Il progetto dovrebbe concludersi a marzo del 2021, ma non potrà più avvalersi della presenza dell’uomo delle manutenzioni mai realizzate. 

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