- «Mi chiamano u’ tintu (cattivo, ndr) perché non mi piego. Siamo pochi quelli che non turbano gare e non pagano mazzette», racconta un imprenditore che in Sicilia vive di appalti pubblici da anni.
- Per eliminare i tinti, i difettosi o si concordano i ribassi oppure chi deve perdere non si presenta alla gara lasciando partecipare solo chi deve vincere.
- Uno degli ultimi casi riguarda il genio civile di Catania, il responsabile fino al giugno scorso era Natale Zuccarello, di professione ingegnere. Si è dimesso dopo l’indagine che lo ha travolto per corruzione e turbativa d’asta. «Quello che posso dirle è che escludo un sistema di gare telecomandate, ma potrebbe trattarsi di casi sporadici che devono essere accertati dalla magistratura», dice l’assessore regionale Marco Falcone, totalmente estraneo all’indagine.
«Mi chiamano u’ tintu (cattivo, ndr) perché non mi piego. Siamo pochi quelli che non turbano gare e non pagano mazzette», racconta un imprenditore che in Sicilia vive di appalti pubblici da anni. «Il codice degli appalti dice tutto e il contrario di tutto, il decreto semplificazioni ha fatto il resto consentendo alle stazioni appaltanti di abusare di procedure negoziate e manifestazioni di interesse. A volte faccio la domanda e non mi fanno partecipare, in altre la puzza dell’accordo si vede



