Il rider Deliveroo Giuseppe Di Maggio ha vinto anche in appello: basta lavoro a cottimo, ha diritto a un rapporto di lavoro con le stesse tutele di quello subordinato, con un compenso mensile minimo di circa 1.400 euro, tredicesima e quattordicesima. Al ciclofattorino, ha ribadito la Corte di appello per la prima volta in Italia, va applicata la disciplina della subordinazione.

Sposato e padre di due figli, chiedeva tutele da anni. Il verdetto è arrivato il 9 febbraio 2023 dalla Corte d'Appello del tribunale di Milano presieduta dal giudice del lavoro Silvia Marina Ravazzoni. Assistito dalla Uiltucs e dai legali dello studio Paganuzzi dal 2019, Di Maggio ha avuto un’altra conferma, ottenendo così la prima sentenza di secondo grado in assoluto, in Italia, che conferma i diritti da lavoro dipendente per un fattorino di Deliveroo.

Lavoro a tempo pieno

Nello specifico i giudici hanno deciso che va instaurata tra le parti, quindi il rider e la società britannica di consegna di cibo, un rapporto di collaborazione ex articolo 2 del Jobs Act, quindi della collaborazione, ma con l'applicazione della disciplina di un rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno di 40 ore settimanali, con inquadramento nel sesto livello del Ccnl Commercio, che prevede un minimo di 1.407,90 euro, per 14 mensilità.

A Repubblica Tv nel 2019 Di Maggio aveva raccontato: «Faccio anche 70 chilometri al giorno, non guadagno malissimo, anche 100 euro in un giorno, ma non ho alcuna tutela in più rispetto a un anno fa. Eppure il nostro è un mestiere come l'impiegato o l'operaio». Non era solo una sua opinione.

Il sindacato

Gennaro Strazzullo, segretario nazionale Uiltucs e responsabile del settore Terziario distribuzione servizi, e Mario Grasso, funzionario nazionale che segue il settore del lavoro tramite piattaforme digitali, hanno diramato una nota per dire che sono felicissimi.

Questo risultato «è frutto di quel viaggio che ci vede impegnati da anni per un giusto inquadramento dei rider e per dare dignità a migliaia di lavoratrici e lavoratori che per troppo tempo hanno vissuto tra sommerso e precariato». E adesso verrà utilizzato «per i futuri accordi con Assodelivery e Confcommercio».

E ribadiscono che hanno fatto bene ad andare in tribunale. «Rivolgersi alla magistratura del lavoro resta comunque una scelta valida per ottenere diritti che altrimenti resterebbero inascoltati».

Deliveroo si difende. «Nessuna sentenza di nessun tribunale italiano riconosce oggi l’inquadramento di lavoratore subordinato ai rider che collaborano con Deliveroo, che sono e restano pertanto lavoratori autonomi», recita un comunicato. Il principio sarebbe confermato proprio dalla sentenza a cui fa riferimento la stessa Uiltucs. A questo la società aggiunge che la sentenza «riguarda un caso individuale» e, «tra l’altro, la decisione è relativa a un vecchio modello utilizzato che non è più in uso da anni». Adesso valuta ricorso in Cassazione.

La legge

Anche se Deliveroo la pone in altri termini, la legge che riguarda le collaborazioni organizzate dal committente dice chiaramente che si applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato «anche ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro».

Sull’obiezione che ora invece esistono nuovi tipi di collaborazione il sindacato non è d’accordo. Prima l’apertura degli orari di lavoro dipendeva da statistiche basate sulla disponibilità che prediligevano le presenze nel weekend, adesso invece esiste il “free login” che permette di poter lavorare senza prenotazione, ma «anche il free login non esclude la possibilità di prevedere indici di subordinazione, perché quando entri nella piattaforma rientri in qualche modo nella subordinazione», dice Grasso.

E il sindacalista chiarisce: «Per quanto riguarda Di Maggio comunque da un punto di vista formale il lavoro è autonomo, dal punto di vista fiscale e contributivo è perfettamente equiparabile e prevede l’applicazione degli stessi diritti del contratto subordinato». Intanto Di Maggio lavora ancora con Deliveroo con le vecchie modalità in attesa che si arrivi a sentenza definitiva. La causa è partita nel 2019. Uiltucs sta valutando ricorsi pilota contro altre aziende.

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