La Direzione distrettuale antimafia ha richiesto l’arresto di sette persone e l’obbligo di firma per altre quattro nell’ambito di un’operazione dei carabinieri del Ros contro le infiltrazioni di Cosa nostra nella ristorazione della capitale. Le 11 persone sono accusate a vario titolo di trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio, tutti reati commessi per agevolare l’associazione mafiosa.

Gli investigatori hanno individuato in Francesco Paolo Maniscalco il socio occulto delle due attività finite nel mirino delle indagini: la pasticceria di Testaccio “Sicilia e Duci” e il ristorante di Trastevere “Da Nina”. Maniscalco venne a Roma nel 1992 prima di ritornare a Palermo dopo 17 anni ed è figlio di un soggetto vicino alla famiglia palermitana di Corso dei Mille. È stato condannato definitivamente per partecipazione ad associazione mafiosa, nonché per la rapina da dieci milioni di euro al Monte dei Pegni della "Sicilcassa" del 1991 ordinata da Cosa Nostra. Parte della refurtiva venne fatta fondere in lingotti d'oro e distribuita, su ordine del boss Totò Riina, ai capi mandamento di Palermo.

L'inchiesta, partita nel novembre del 2018 e denominata 'Gerione' ha permesso "di cristallizzare una strategia di penetrazione del tessuto economico della Capitale nell'interesse di Cosa Nostra" scrivono gli inquirenti.

Maniscalco, con l’aiuto di prestanome e società attive nel settore della gastronomia, avrebbe aperto la pasticceria nel 2011 e svuotato le casse dell'attività nel 2016, poco prima dell'esecuzione di un decreto di sequestro, per reinvestirle nel ristorante.

Maniscalco si trova attualmente in carcere, è stato arrestato nei mesi scorsi dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo nell'ambito di un’indagine della Guardia di finanza sul business delle scommesse on line. L'operazione si colloca in una più ampia strategia di contrasto all'infiltrazione mafiosa nel Lazio e nella capitale coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma.

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