Ha scatenato una rivolta interna la decisione della preside del liceo Giulio Cesare di Roma di eliminare dalla “Settimana dello studente” alcuni corsi su aborto, identità di genere e sull'occupazione fascista dei Balcani. In un post sui social, gli studenti del liceo, raccontato anche nelle canzone di Antonello Venditti, hanno accusato la dirigente scolastica di avere bocciato le loro proposte sulla base di «posizioni ideologiche». 

In particolare, la preside avrebbe detto di ritenere che un corso sull'aborto potrebbe «istigare le persone ad abortire» mentre uno sull'identità di genere sarebbe irrealizzabile perché «l'identità di genere non esiste». Per quanto riguarda la questione dei Balcani, «in questo caso ci è stato detto che ‘non sarebbe stato svolto secondo un punto di vista oggettivo». Inoltre sta facendo discutere la decisione della dirigente di invitare diversi esponenti dell’estrema destra, membri del Blocco studentesco, la giovanile collegata a Casa Pound.

«Non è questa la scuola che vogliamo»

«Quello che sta succedendo al liceo Giulio Cesare di Roma è inaccettabile»: spiega Elisa Fraschetti, coordinatrice cittadina Unione degli studenti Roma che aggiunge «parlare dell'occupazione fascista dei Balcani non è "rischioso perché non c'è una controparte". Il fascismo non è una controparte, ma è l'antitesi di tutto ciò che possa significare libertà di espressione». Secondo Fraschetti, «censurare la storia in una scuola, censurare la volontà degli studenti di fare didattica in autonomia per delle "vaghe" tendenze destroidi personali dei dirigenti, è senza dubbio un problema che non possiamo più ignorare».

L’episodio del Giulio Cesare rende quindi ancora più urgente «continuare a organizzare assemblee, dibattiti, autogestioni e occupazioni» perché «dimostra quanto parte della scuola italiana sia ancora legata a un passato bigotto e fascista» e il bisogno «di lottare per una scuola diversa».

La rivolta dei professori

Non sono solo gli studenti ad avere protestato per quanto avvenuto al Giulio Cesare. In un primo momento, la preside aveva dichiarato a Repubblica che il programma era stato «approvato dal collegio docenti». Ma ora anche i professori del liceo sono sul piede di guerra e quaranta di loro hanno firmato una lettera per protestare e dire di avere ricevuto il programma della giornata già “censurato” e dunque di non essere stati al corrente della rimozione delle proposte degli studenti.

La condanna di Prime Minister

Sul “caso Giulio Cesare” è intervenuta anche Prime Minister, la scuola di politica per giovani donne partita a Roma lo scorso 23 gennaio, definendo la decisione della preside «inaccettabile e pericolosa». Secondo la coordinatrice, Eva Vittoria Cammerino,  è «impensabile che nel 2012 si possa ancora censurare, specialmente in una scuola pubblica, la discussione libera ed aperta su temi e diritti fondamentali salvaguardati anche dal nostro ordinamento come l’aborto o la libera espressione dell’identità di genere».

Cammerino ha quindi detto che «chi ritiene che questi temi debbano restare al di fuori delle mura scolastiche perché “scomodi” rifiuta di guardare in faccia la realtà e reitera una visione anacronistica della quotidianità e pericolosa per la donna e per la società stessa».

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