Il prossimo 18 novembre Manlio Cerroni, detto “il supremo”, spegnerà 96 candeline. Da mezzo secolo l’imprenditore salva Roma, e i sindaci che la amministrano, offrendo alla città discariche e impianti per il trattamento dei rifiuti. Sembrava un re decaduto, in disgrazia, e invece anche la nuova giunta di Roberto Gualtieri, in attesa dell’annunciato inceneritore, nonostante i processi e le interdittive antimafia, ha bisogno di lui. Il comune sta infatti pensando di utilizzare il Tmb di Guidonia alle porte di Roma. Un impianto che raccoglie i rifiuti indifferenziati, li tratta e produce due frazioni, una destinata alle discariche e l’altra all’incenerimento.

Re zoppo

Cerroni si definisce un benefattore, un salvatore, un eroe moderno e in fondo lo è, considerando il nulla offerto dalle amministrazioni che si sono succedute alla guida della città, incapaci di costruire un solo impianto e inermi di fronte a incendi e roghi che hanno ridotto ulteriormente la capacità di trattamento dell’azienda pubblica della città, l’Ama. È nato a Pisoniano, in provincia di Roma, dove è stato sindaco negli anni Cinquanta. Di quell’epoca c’è anche una sua foto insieme a Giulio Andreotti.

La sua fortuna è l’intraprendenza, la dedizione al lavoro, lo stile sobrio di un imprenditore che è rimasto ancorato alla civiltà contadina. «L’avvocato è fatto così.

Viene al paese con la sua Lancia Thesis, senza autista, la guida lui. Mangiamo insieme il sanguinaccio, ogni sabato e domenica Cerroni torna a Pisoniano, l’avvocato mica lo trovi a Cortina con il Suv o a Capri, in piazza, con il pantaloncino a mangiare il gelato», raccontava Enzo Aureli, sindaco del piccolo paese, poco più di 700 abitanti, qualche anno fa. È ricco, ma vive come un monaco. D’altronde, ricordava sempre il sindaco, «Pisoniano ha dato i natali a due abati generali cistercensi, un generale di padri passionisti e a Cerroni». Devoto tra i devoti.

La sua fortuna è stata la discarica di Malagrotta. Più cresceva la montagna di rifiuti nella capitale e più Cerroni guadagnava consentendo ai sindaci di bearsi perché amministravano una città pulita. Ma senza futuro. Di immondizia a Roma si parla solo quando i secchi strabordano. Ma il deficit industriale, la carenza impiantistica, è noto da decenni. E a molti ha fatto comodo non vedere.

L’eterno ritorno

Chiusa la discarica di Malagrotta, archiviata in tutta fretta, via notaio, l’esperienza di Ignazio Marino, è arrivata Virginia Raggi, sindaca del M5s che, in cinque anni, ha passato il tempo a cambiare assessori e manager Ama. Anche durante la giunta Raggi, le aziende di Cerroni hanno lavorato e sono risultate fondamentali per evitare il tracollo.

E adesso? Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, aveva promesso in campagna elettorale che non avrebbe costruito un nuovo impianto di incenerimento, ma quando doveva indicare il sito dove realizzare la discarica di servizio della capitale, ha rilanciato la proposta di un forno brucia rifiuti generando la reazione del “supremo”. L’avvocato Cerroni si è sentito tagliato fuori dall’affare da 600 milioni di euro che dovrebbe premiare Acea, partecipata al cinque per cento da Francesco Gaetano Caltagirone.

Per costruire l’impianto, però, ci vogliono almeno quattro anni e Roma ha bisogno di soluzioni immediate, visto che il Tmb di Malagrotta, sempre di proprietà di Cerroni, è fuori uso dopo un incendio. Ce n’è una che l’anziano avvocato propone da sempre inviando missive ai vertici istituzionali: aprire il Tmb di Guidonia.

Si tratta di un impianto nuovo di zecca e mai utilizzato, in grado di trattare 190mila tonnellate l’anno. Quando c’era Raggi tutto procedeva a rilento, mentre ora regione e comune procedono speditamente.

Gli uomini di Cerroni dettano le condizioni: per accenderlo bisogna sottoscrivere un contratto per dieci anni e non per tre come vorrebbero l’Ama e il comune. Il motivo è semplice, se l’impianto si aziona bisogna calcolare i costi di ammortamento altrimenti non conviene. Benefattore sì, ma non fesso. «Le cose si devono fare con criterio, se fai un contratto di 3 anni dovresti spalmare i costi di ammortamento su 36 mesi e verrebbe una tariffa a tonnellata altissima», dice Cerroni.

L’interdittiva antimafia

Ci sarebbe un altro problema, l’azienda che controlla l’impianto è l’Ambiente Guidonia srl ed è partecipata da Pontina ambiente, sulla quale pende un’interdittiva antimafia e da Ecoambiente srl, di recente destinataria di analogo stop prefettizio. Nel processo principale Cerroni è stato assolto, alcuni reati sono stati dichiarati prescritti, ma è ancora imputato in altri due procedimenti penali.

La società non potrebbe fare contratti con la pubblica amministrazione, ma si sta pensando a un escamotage intraprendendo la strada del commissariamento. Una vicenda analoga ha riguardato la discarica di Albano Laziale che ha continuato a ricevere rifiuti anche se l’azienda che la gestisce è stata oggetto di un provvedimento prefettizio. Un caso denunciato più volte dalla commissione regionale trasparenza, guidata da Chiara Colosimo (FdI), ma senza alcun risultato.

L’assessora all’Agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti del comune, Sabrina Alfonsi, non commenta limitandosi a evidenziare che su Guidonia l’iter autorizzativo non è ancora stato completato. Il sindaco della città metropolitana di Roma Gualtieri ha firmato un provvedimento che ordina alla società privata il collaudo finale e l’avvio dell’impianto. Contro l’ordinanza dello scorso luglio hanno fatto ricorso i sindaci del territorio.

«Quell’impianto non può aprire perché mancano gli adempimenti alle prescrizioni disposte dall’agenzia regionale di protezione ambiente del Lazio, senza le quali non si può fare il collaudo funzionale. Gualtieri non può ordinare un collaudo senza il rispetto di quelle prescrizioni», dice Mauro Lombardo, sindaco di Guidonia sostenuto anche dal Pd.

Tutto è in mano al tribunale amministrativo regionale e alla volontà dell’anziano avvocato.

«Se apre l’impianto di Guidonia? Questa storia è un mistero gaudioso, è lì da anni inoperoso e inutilizzato. L’amministratore della società sta trattando, io sono nello status di interdetto, non ho più titoli. I collaudi sono stati fatti e a settembre potrebbe aprire, adesso stanno risolvendo il problema della strada di accesso», dice Cerroni. Potrebbero commissariare la gestione come è successo a Malagrotta per ovviare all’interdittiva? «Ma facessero quello che vogliono, quell’interdittiva risale al 2014, vogliono che la situazione resti così creando danni al comune e ai cittadini».

© Riproduzione riservata