Dall’inizio della pandemia i morti da Covid-19 in Italia sono stati 47.870. A ottobre, secondo le elaborazioni di Domani, l’eccesso di mortalità, cioè l’aumento di morti rispetto a quelli stimati in una certa zona del paese, è stato del 29 per cento a Roma, addirittura del 50 per cento nei primi giorni di novembre. Direttamente interessato da questo incremento della mortalità è sicuramente il settore delle pompe funebri.

Walter Fabozzi è socio dell’omonima ditta di servizi funebri che opera nella capitale vicino al policlinico Umberto I. Fabozzi ha potuto osservare direttamente gli effetti del virus nella capitale sia durante la prima ondata di contagi sia durante quella in corso.

Quali sono le principali differenze fra la prima e la seconda ondata?

Per quel che riguarda la mia attività sicuramente il numero di morti ha avuto un’impennata nell’ultimo periodo: se fino a settembre avevo registrato nella mia azienda una riduzione del 15 per cento della mortalità complessiva, da ottobre in poi ho assistito a un aumento davvero consistente, legato in maniera chiara al Covid-19. Fino a ottobre lavoravamo con tre quattro morti contagiati ogni quattro mesi, oggi gli stessi morti li abbiamo ogni settimana.

Come si riflette questo aumento sulle capacità delle aziende funebri?

Qui a Roma, per mia esperienza, le sale mortuarie sono ormai piene e ci sono serie difficoltà nel trovare posti alle nuove salme. C’è anche un grande problema che riguarda la questione dell’intasamento dei forni crematori. La situazione è grave ai livelli delle scene di Bergamo e Brescia nella prima ondata quando i mezzi dell’esercito dovevano trasportare la salme fuori dagli ospedali. La differenza è che ora il problema è più esteso, a livello nazionale. Ma nessuno sembra interessato a raccontare quanto sta avvenendo.

Ci sono altre differenze tra prima e seconda ondata?

Una novità importante è stata quella che ha permesso lo svolgimento per lo meno dei funerali della vittima, ovviamente con tutte le dovute precauzioni anti contagio come il distanziamento sociale e l’uso della mascherina. Nella prima ondata neanche questo è stato possibile: il morto veniva direttamente portato via senza che i parenti potessero dare un ultimo saluto.

Come funziona il trattamento di una salma Covid?

Ci sono dei protocolli a livello nazionale: la salma non può essere vestita né può essere fatta vedere ai parenti. Quello che facciamo è trattare il corpo con un liquido simile all’amuchina per poi avvolgerlo in due sacchi, il primo di Tnt, il cosiddetto tessuto non tessuto con cui vengono anche fabbricate mascherine, e il secondo di plastica così da isolarlo. Si tratta di procedure molto più severe rispetto a quelle che abbiamo utilizzato in passato per altre malattie da epidemia come la Sars e la mucca pazza quando per lo meno i cari del defunto avevano la possibilità di vedere la salma.

Tutto questo comporterà delle conseguenze anche sul piano emotivo.

Ovviamente si tratta di una situazione psicologica difficile da affrontare: quando una persona cara entra in ospedale perché malata di Covid-19, chi gli vuole bene non sa più se e quando potrà rivederla. Ricordo un caso di una persona a cui organizzammo una diretta Instagram per celebrare il funerale del padre, deceduto a causa del virus, durante la prima ondata, per poter permettere almeno un saluto virtuale. Ora almeno si possono celebrare i funerali, ma la situazione rimane comunque pesantissima.

 

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