I due contendenti si stanno preparando alla battaglia finale, quella risolutiva che deciderà le sorti della guerra in Ucraina e i destini politici dei leader dei rispettivi paesi. Un’area martoriata che durante la Seconda guerra mondiale è stato teatro di scontri sanguinosi e che secondo il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, sarà di nuovo cruciale per decidere i destini dell’Europa.

La battaglia nel Donbass tra Ucraina e Russia «è in corso ogni giorno, ma i combattimenti più pesanti devono ancora venire. La battaglia per il Donbass vi ricorderà la Seconda Guerra Mondiale, con migliaia di carri armati, aerei…non sarà un’operazione locale. E l’esito verrà deciso sul campo di battaglia», ha detto Kuleba in conferenza stampa a Bruxelles a margine della ministeriale Nato del 7 aprile.

Un incontro diretto tra il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e il presidente russo, Vladimir Putin, è possibile, ma solo dopo appunto la battaglia nel Donbass, che Kiev vuole vincere, ha detto il consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak, secondo quanto riporta la tv americana all news Cnn.

«L'Ucraina è pronta per grandi battaglie - ha detto Podolyak in un commento televisivo - L'Ucraina deve vincerle, in particolare nel Donbass. Dopodiché l'Ucraina avrà una posizione negoziale molto più forte, con la quale potrà dettare alcune condizioni. Dopo questo, i presidenti si incontreranno. Ciò potrebbe richiedere due o tre settimane». Possibile? Tattica negoziale di Kiev?

Serve una soluzione

Evidentemente Zelensky deve cominciare a preparare la sua opinione pubblica, fortemente contraria al negoziato con Mosca, sulla necessità di cominciare a pensare al momento della mediazione.

«Dobbiamo combattere per la vita, mettere fine alla guerra. Nessuno vuole negoziare con una persona o con persone che hanno torturato la nostra nazione. Questo è comprensibile. Come uomo, come padre, lo capisco molto bene», ha detto il presidente ucraino in una intervista all'Ap americana rilanciata sul suo profilo Telegram. Ma «noi non vogliamo perdere le opportunità, se le abbiamo, di una soluzione diplomatica», ha aggiunto Zelensky. «Noi dobbiamo combattere, combattere per la vita. Non puoi combattere per la polvere quando non c'è nulla e non ci sono persone. Per questo è importante mettere fine a questa guerra», ha detto ancora.

Le armi dall’Occidente 

Mentre un convoglio di blindati russi lungo 12 chilometri si dirige, secondo le immagini satellitari, verso la seconda città del paese, Kharkiv, e i russi dicono di aver distrutto l’aeroporto di Dnipro nell’Est dell’Ucraina, il governo di Kiev continua a chiedere aiuti all’Occidente per difendersi dall’invasione russa.

Le armi ricevute dall'Ucraina «non sono ancora» abbastanza per fare la differenza nella guerra con i russi, ha detto il presidente ucraino in un'intervista sempre all'Ap.

«Non lo è ancora», ha detto, parlando in inglese: «Tutto quello che hanno mandato finora è per alcuni tipi di equipaggiamento troppo tardi", ha spiegato, facendo l'esempio della città martire di Mariupol. «Non è abbastanza", ha aggiunto. «Vedo da alcuni paesi e leader un sostegno al 100%, lo vedo, è vero, e alcuni leader europei hanno cambiato la loro posizione, ma potete vedere il costo di questo cambiamento", ha aggiunto.

Il presidente ucraino, nella sua telefonata con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ieri ha anche discusso di possibili nuove sanzioni alla Russia, otre che di difesa e sostegno finanziario all'Ucraina. «Abbiamo anche discusso delle sanzioni anti-russe, di difesa e del sostegno finanziario all'Ucraina», ha affermato Zelensky. Berlino non ha fornito ulteriori dettagli del colloquio.

Anche la Nato resta vigile. «Ho parlato con la presidente della Commissione europea von der Leyen della sua recente visita a Kiev e dell'incontro con il presidente Zelensky. Siamo determinati a continuare a rafforzare il nostro sostegno all'Ucraina. La Nato e l'Ue sono unite, solidali con il popolo ucraino», ha scritto su Twitter il segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg.

Comunque il recente cambio di leadership militare da parte dei russi, con la decisione di mettere al comando un generale responsabile di «atrocità in Siria», indica che in Ucraina la distruzione e la morte «continueranno», ha affermato  la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. Propaganda o conoscenza dei futuri piani russi di attacco?

Non è chiaro comunque la Casa Bianca ha alzato i toni con Mosca. Il piano di «terrorizzare» e brutalizzare i civili in Ucraina arriva dai «più alti livelli» del Cremlino, fino a Vladimir Putin, ha affermato il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan. «La questione dei crimini di guerra e delle atrocità in Ucraina" ricade sul "Cremlino e sul presidente russo», ribandendo posizioni già espresse dal presidente americano Joe Biden.

Orban si sfila

«Siamo al 100% con la Nato e l'Ue ma non forniremo armi a Kiev». Lo ha detto Zoltan Kovacs, portavoce del premier ungherese Viktor Orban, intervistato a 'Mezz'ora in più' su Rai 3. «La Nato è un'alleanza difensiva che non prevede la fornitura di armamenti, questa è una decisione che spetta ai paesi membri», ha sottolineato Kovacs, aggiungendo che l'Ungheria ha deciso di non fornire armi a Kiev perché contro i propri interessi nazionali.

Un elemento di divisione all’interno della Ue in un momento molto delicato e che non mancherà di creare nuove polemiche tra Bruxelles e Budapest. Mentre Mosca, secondo il Financial Times, ha una riserva di 3,4 miliardi di dollari grazie alle entrate dell’export di gas e petrolio. Un “tesoretto” che non eviterà tensioni economiche visto che Mosca è stata declassata a "default selettivo" da Standard & Poor’s poiché l’agenzia di rating americana ritiene che è improbabile che il paese sia in grado alla lunga di onorare i termini del debito estero.

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