Ahmadreza Djalali, che è stato ricercatore anche in Piemonte, è in carcere dal 2016 e la sua esecuzione per ora è stata rinviata. L’Iran in cambio vuole il suo diplomatico a processo in Belgio. La strategia di Teheran è imprigionare cittadini con doppio passaporto per usarli come merce di scambio
- Djalali non ha accettato di farsi reclutare come spia per il governo iraniano e da allora è cominciato il suo incubo: l’isolamento in carcere, le minacce alla famiglia, le torture psicologiche, infine l’accusa di essere lui una spia al servizio di «governi ostili».
- Sul ricercatore iraniano-svedese pende una condanna a morte rinviata di giorno in giorno: Teheran spera di usare la sua liberazione come merce di scambio.
- Chiede in cambio la restituzione di un diplomatico iraniano a processo in Belgio,con l’accusa di aver architettato un attentato terroristico (poi fallito) nei dintorni di Parigi.