Ho dovuto rivolgermi più volte ieri sera al “metodo Ludovico” per non addormentarmi davanti allo schermo. Come in Arancia meccanica, il film di Stanley Kubrick, con le palpebre tenute aperte per forza, una tortura a un tempo fisica e psicologica.

Le canzoni già ascoltate durante le prime due serate non hanno certo brillato per esecuzioni memorabili, del resto la grande domanda che mi pongo in questi giorni è: dov’è finita la musica? Dov’è finito lo spettacolo?

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LE ESIBIZIONI

Foto Matteo Rasero/LaPresse 03 Febbraio 2022 Sanremo, Italia Spettacolo Festival di Sanremo 2022, terza serata. Nella foto: Dargen D'Amico "Dove si balla" Photo Matteo Rasero/LaPresse February 03, 2022 Sanremo, Italy Entertainment Sanremo Music Festival 2022, third evening. In the photo: Dargen D'Amico "Dove si balla"

Achille Lauro è passato dall’essere la presenza scandalosa a quella più desolante, in particolare ieri era, quando volendo imitare il Curt Wild del Velvet Goldmine di Todd Haynes ha iniziato a ravanarsi nei pantaloni. Solo che Wild, interpretato da Ewan McGregor, almeno i pantaloni se li toglieva per davvero, incendiando letteralmente il palco.

Ana Mena ci propone la versione remix per il Brucomela di Amandoti dei Cccp, anche se Gianni Maroccolo, membro della storica band smentisce, sostenendo che le armonie che si ispirano alla tradizione si somiglino un po’ tutte e che, forse, questa è più simile ad Amami Amami di Mina e Celentano.

Il problema è che, in ogni caso, ho come l’impressione che ce la ritroveremo in sottofondo in tutti gli stabilimenti balneari la prossima estate.

Dargen D’Amico con Dove si balla omaggia Gigi D’Agostino con un pezzo paraculo, cambiando il testo per citare “Zia Mara”, tentando di fare più punti al Fantasanremo (forse l’unica cosa che potrà vincere in questa edizione, quante volte abbiamo sentito dire “papalina”?), mentre viene spinto sui social dai #TheFerragnez, con Fedez che indica il numero per il televoto in una story.

La Rappresentate di Lista, band attaccata da Matteo Salvini per il pugno chiuso alzato a fine esibizione e il presunto riferimento al comunismo, ha creato la versione “socialista” di una hit per TikTok. Gli altri artisti in gara sembrano preoccuparsi più di diventare meme grazie agli outfit esagerati che di cantare.

Gli unici momenti di luce ce li regalano Elisa, che dovrebbe gareggiare in una categoria a parte, Giovanni Truppi, che grazie all’apporto di Contessa ha scritto un pezzo che, almeno sulla carta, è pura poesia e Mahmood&Blanco, che ci dimostrano che si può infastidire semplicemente portando sul palcoscenico una canzone d’amore, se a dividersela sono due uomini.

DRUSILLA FOER

Foto Matteo Rasero/LaPresse 03 Febbraio 2022 Sanremo, Italia Spettacolo Festival di Sanremo 2022, terza serata. Nella foto: Amadeus, Drusilla Foer Photo Matteo Rasero/LaPresse February 03, 2022 Sanremo, Italy Entertainment Sanremo Music Festival 2022, third evening. In the photo: Amadeus, Drusilla Foer

La grande rivelazione della serata è però Drusilla Foer, la nobildonna che ha fatto discutere negli scorsi giorni per essere il primo personaggio en travesti a co-condurre il Festival. Ma ridurre il suo personaggio semplicemente a un uomo travestito non le rende onore perché la figura di Drusilla identifica quello che Judith Butler, la “pericolosa” ideologa del gender citata durante le discussioni sul Ddl ZAN, intendeva quando sosteneva che il genere è performativo.

La filosofa post-strutturalista in un saggio del 1988 aveva paragonato il genere a “un atto (di spettacolo teatrale), dove la sceneggiatura sopravvive agli attori che ne fanno uso, ma è priva di vita finché non viene messa in scena”.

In questo senso, la Foer ha incarnato questo principio, sovvertendolo: una performance infatti è fatta sì di gesti, ma anche di chi ti guarda e ti legittima. Per questo il suo vestirsi da Zorro «per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura di un uomo en travesti, sicché mi sono travestita» e le battute di rimando al suo corpo e alle «sorprese» che può nascondere sotto il vestito hanno un effetto completamente contrario rispetto allo sketch di Checco Zalone: Foer non deride i travestiti, ride con e per i travestiti.

Iva Zanicchi ha poi avuto il compito di rappresentare l’italiano medio con l’umorismo intriso di berlusconismo, in uno scambio di battute diventato iconico sui social. «Ma quanto sei alta!», sottolinea la Zanicchi, aggiungendo poi: «Hai anche altre cose più di me», a cui la co-conduttrice risponde freddandola con un «si sono più colta».

Foer non ha bisogno di essere considerata una donna per sentirsi tale perché, anche se è un personaggio creato, vive comunque di vita propria e, infondo, chi non recita una parte all’interno di un costrutto sociale che ci condiziona dalla nascita?

E non importa se il magnifico monologo di Drusilla in cui l’artista ha parlato di diversità come «unicità» è stato relegato alla chiusura, quando all’1.35 l’unica cosa che volevamo era dimenticarci il vestito da spugna in nylon di Orietta Berti, invitandoci ad accogliere «il dubbio, anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo della convenzioni». Perché il suo messaggio era già stato chiaro durante tutta la serata.

Un dubbio però mi rimane: forse gli applausi scroscianti dell’Ariston, che mi hanno ricordato quelli al Senato quando il Ddl Zan è stato affossato, vogliono dirci che, nonostante le controversie, il personaggio di Drusilla è considerato innocuo?

Devo dire, però,  che l’emozione che mi ha suscitato l’esclamazione quasi blasfema che la Foer ha bisbigliato quando si è strappata i baffi sarà difficile da eguagliare, a meno che qualche artista in gara per prendere 50+iva punti al Fantasanremo, non decida di defecare sul palco.

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