Nelle stesse ore in cui Matteo Salvini dà il meglio di sé a Milano Marittima, l’ufficio estivo dell’ex ministro e sede del Papeete di proprietà del suo amico e europarlamentare Massimo Casanova, ottocento migranti rischiano di annegare in mare aperto a largo delle coste libiche nell’indifferenza dell’Europa, incantata dalle sirene sovraniste che ogni estate risuonano nei palazzi, trasmesse nelle radio e nelle tv senza alcuna verifica dei dati forniti dai leader della destra. Invasione, basta evocarla e la percezione diventa realtà. Un’orda che però non esiste, i flussi migratori non sono paragonabili al picco seguito alla guerra in Libia. E che, dimostrano i dati, non sono favoriti dalla presenza delle navi umanitarie del Mediterraneo, che quindi non rappresentano un fattore di attrazione, “pull factor”, come vorrebbero far credere Salvini e Giorgia Meloni.

Secondo una ricerca di European University Istitute, infatti, il picco di partenza dalla Libia si è avuto nei giorni in cui erano assenti le navi delle Ong, come l’8 gennaio 2019 o il 6 dello stesso mese, con quasi 2mila migranti partiti e zero imbarcazioni umanitarie presenti in zona. A confermare che l’emergenza non esiste è un altro dato (vedi box) sulle persone presenti nei centri di accoglienza: con Salvini erano molte di più, oggi sono poco più di 76mila. Infine un ultimo numero: dall’inizio dell’anno a oggi 13mila migranti intercettati dalla guardia costiera libica, che ha dimostrato di badare pochissimo ai diritti. Questo vuol dire che in Italia sarebbero potuti arrivare molti più migranti, bloccati e riportati nei centri da cui volevano fuggire.

Papeete e propaganda

Salvini, tuttavia, quando torna su quelle spiagge della riviera romagnola ritrova il piglio sovranista che lo ha reso celebre in Europa. E dal luogo in cui ha decretato la fine del governo Conte I attacca l’esecutivo Draghi di cui fa parte e lo fa sventolando lo spauracchio dell’invasione di clandestini in arrivo dall’Africa.

«Non è possibile chiedere il green pass agli italiani per andare a Gardaland o in pizzeria e poi far sbarcare migliaia di clandestini. Se gli 800 clandestini sulle navi sbarcano in Italia sarebbe un grosso problema per il governo. Sostenere un governo che in quanto a sbarchi sta facendo peggio di quanto faceva Alfano è difficile. Il governo Draghi sta facendo bene da tanti punti di vista, l’immigrazione è un colabrodo». L’argomentazione politica di Salvini però non è sostenuta dai dati ufficiali sugli sbarchi né dai recenti studi che descrivono un fenomeno sotto controllo.

Partiamo dai numeri ufficiali del ministero dell’Interno. Da inizio anno al 31 luglio 2021 sono sbarcati sulle coste italiane 28.515 migranti. In sei mesi sono arrivati il doppio di quanti ne erano arrivati l’anno scorso.

È questo il dato più di facile strumentalizzazione se letto senza il confronto con gli anni precedenti. Secondo l’ultimo studio pubblicato da Ispi (Istituto studi politica internazionale) «diversi indicatori fanno pensare, al contrario, che i numeri si stiano stabilizzando intorno ai 50mila l’anno», ben lontani dunque dal picco tra il 2016 e il 2018 dei 175mila sbarchi annui, crollati dopo che l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti ha chiuso gli accordi con la Libia. Va anche ricordato che la crescita esponenziale delle partenze in quei due anni era iniziata con il deflagrare della guerra libica, che ha prodotto la fuga dei migranti che da anni vivevano nelle città libiche. L’altro dato che Salvini evita di citare è il paragone tra oggi e il suo regno al Viminale, contraddistinto dal pugno duro contro le navi umanitarie e la retorica dei porti chiusi. Quando Salvini arriva all’Interno e Giuseppe Conte alla presidenza del consiglio, gli sbarchi erano già in caduta libera, si attestavano a quota 50mila nel 2018, in linea dunque con la media di questi primi sei mesi del 2021, per poi precipitare sotto i 20mila quando Salvini, però, non era già più ministro ma al suo posto c’era Luciana Lamorgese nel Conte II. Insomma, per quanto il leader leghista voglia soffiare sul fuoco dell’emergenza, questa è solo frutto della sua immaginazione. Oltretutto il leggero aumento, si legge nel report di Ispi, è anche coinciso con l’emergenza Covid, con l’arrivo del virus in Europa c’è stata una lieve crescita degli arrivi in Spagna e Italia

Lo stabilizzarsi del numero degli sbarchi è dovuto anche alla crescente attività di intercettazione dei barconi partiti dalle coste libiche da parte della guardia costiera finanziata dall’Europa e dall’Italia. Tanto che, secondo i dati del ministero dell’Interno, c’è stata una settimana di luglio con zero sbarchi sulle nostre coste. E non perché non siano partiti barche cariche di donne, bambini e uomini.

Il ruolo dei libici

Per capire davvero cosa sta accadendo e perché nonostante la pandemia e la situazione critica che persiste in Libia non siano aumentati clamorosamente gli sbarchi, è necessario raccontare il lavoro sporco della guardia costiera di Tripoli, alla quale Roma e Bruxelles hanno subappaltato il controllo delle frontiere meridionali del continente. L’ultimo incontro tra il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, e il premier libico Abdul-Hamid Dbeibah è avvenuto il primo giorno di agosto. Il focus del summit tenuto a Tripoli era sugli sviluppi e le attività della guardia costiera libica, ha scritto il quotidiano libico Libya Observer. Il finanziamento della polizia marittima della Libia è stato rinnovato per il 2021, con 10,5 milioni. Dal 2017 a oggi il conto totale è di 32 milioni. Nei giorni in cui è stato ufficializzato il nuovo stanziamento italiano le cronache raccontano di una guardia costiera libica che ha riportato indietro, tra l’11 e il 15 giungo, quasi mille migranti. In quegli stessi giorni in Italia sono sbarcati oltre 2mila persone, senza l’intervento libico potevano essere molte di più. Lo stesso è avvenuto a luglio, dopo una settimana, tra il 14 e il 20, di zero arrivi, durante la successiva sono approdate nel nostro paese circa in 1.800. La guardia costiera libica negli stessi giorni della fine del mese di luglio ha intercettato e respinto più di 200 persone per «trasferirle all’Agenzia anti-immigrazione illegale per seguire i loro casi individuali», si legge negli articoli di Libya Observer, che vuol dire centri di detenzione, prigioni dove vengono rinchiusi senza aver commesso alcun reato. I dati delle organizzazione delle Nazioni Unite riferiscono di 13mila migranti intercettati e riportati nei centri libici, che, come segnala la ricerca di Ispi, hanno raggiunto (dati maggio 2021) quota 5mila presenze, ai livelli record di marzo 2019.

Due settimane dopo il via del parlamento ai nuovi fondi nel mediterraneo si registravano scene da far west con la motovedetta della guardia costiera donata dall’Italia che sparava e tentava di speronare una barca carica di migranti. L’imbarazzo è stato notevole, tanto che il comando della guardia costiera ha diramato un comunicato di scuse pubblicato sui giornali libici: «La Guardia costiera libica intende adottare tutte le misure legali nei confronti di coloro che hanno violato la legislazione e le leggi attualmente in vigore». Una presa di posizione che però ha cambiato poco lo stato delle cose nella quotidiana gestione dei soccorsi. Venti giorni più tardi le comunicazioni radio registrano nuove minacce, questa volta rivolte dal centro di comando libico alla nave umanitaria Sea Watch: «Non potete stare fermi lì, altrimenti manderemo gli assetti e vi arresteremo». Sea Watch era in missione per sorvegliare e salvare vite umane. Come in queste ore caldissime con quasi mille persone a bordo di una barca in difficoltà, in attesa dei soccorsi. «Abbiamo soccorso senza sosta negli ultimi giorni, abbiamo ora superato la nostra capacità di imbarco», dice Giorgia Linardi, portavoce dell’organizzazione, «le autorità ci hanno ignorato, non abbiamo ricevuto alcun supporto in nessuno dei casi a cui abbiamo dato assistenza, anche insieme alle Ong Sos Mediterranee e resQShip. Quando arriveremo in porto ci bloccheranno ancora, accusandoci di aver salvato troppe vite, quelle che hanno deciso di abbandonare in mare».

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